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ETICA E POLITICA. Eluana, Udine ci riprova Flick: «Serve una legge»

Davide Re mercoledì 28 gennaio 2009
Il Distretto sanitario di Udine ha dato parere favorevole alla domanda presentata dalla famiglia Englaro per il ricovero di Eluana in una delle strutture di sua competenza. Lo ha riferito il vicedirettore generale della casa di riposo udinese La Quiete, Luciano Cattivello, spiegando che il parere, anticipato stamani dal Messaggero Veneto, «non significa che la Quiete abbia già dato il proprio via libera all'accoglienza di Eluana per l'attuazione della sentenza di sospensione del trattamento di alimentazione-idratazione artificiale». «Eluana, in stato vegetativo da 17 anni - ha aggiunto Cattivello - si trova ora in lista di attesa al Distretto sanitario, dove un'unità di valutazione ha espresso parere positivo alla domanda di ingresso in una delle diverse strutture che fanno capo allo stesso distretto», tra le quali c'è anche La Quiete.Flick: «Scelte dei tribunali tecniche, ora serve legge». Su temi come il testamento biologico o il consenso ai trattamenti sanitari sono necessarie «chiare scelte legislative» perché gli aspetti in gioco non possono restare «incidentamente sfiorati» dalla Corte Costituzionale, come è stato per la "drammatica vicenda" di Eluana Englaro, la donna da 17 anni in coma vegetativo permanente. Il forte richiamo è del presidente della Consulta Giovanni Maria Flick che, in occasione dell'udienza straordinaria alla presenza del capo dello Stato Giorgio Napolitano, ha qualificato come «risposta tecnica» quella data dai giudici costituzionali nel dichiarare inammissibile il conflitto sollevato dalle Camere per chiedere l'annullamento delle sentenze che hanno autorizzato la sospensione al trattamento che tiene in vita Eluana.Lo scontro tra Regione Lombardia e Tar. Intanto è scontro tra Tribunale amministrativo regio­nale e Regione Lombardia. Il Tar intima al Pirellone di « mettere a disposi­zione una struttura sanitaria» , nella qua­le la giovane donna sia avviata alla mor­te. La Regione dice no. « Abbiamo 60 giorni – ha detto il presi­dente della Lombardia Roberto Formigo­ni – per decidere il ricorso contro il Tar al Consiglio di Stato e senz’altro in questi 60 giorni non procederemo all’esecuzione di una sentenza che ci sembra aberrante». La Lombardia non indicherà quindi nes­suna struttura. «Non intendiamo, almeno per il momento, ottemperare alle indica­zioni della sentenza. Se fossimo noi ad e­seguire la sentenza – ha spiegato Formi­goni – potremmo essere chiamati a giu­dizio così come se un medico eseguisse la sentenza potrebbe trovare chi lo chiama in giudizio a rispondere di atti non confor­mi alla legge». E ieri al Pirellone la giunta regionale, co­me richiesto anche dal ministro Mauri­zio Sacconi, ha discusso la sentenza del Tar sul caso Englaro. « A 24 ore dalla sen­tenza del Tar – ha sintetizzato Formigoni – non posso che confermare la convin­zione già espressa che si tratti di un sen­tenza contraddittoria sotto molti punti di vista. Innanzitutto, non si può decidere della vita e della morte di una persona per via giudiziaria e tanto meno per via am­ministrativa. Inoltre, non esiste una leg­ge su cui fondare questa deliberazione». Ma il Tar lombardo non ci sta e replica. «Noi siamo interpreti della legge e la applichiamo secondo scienza e coscienza», ha detto l’avvocato Piermaria Piacentini, presidente del Tar della Lombardia. «La legge non c’è – ribatte ancora il governa­tore lombardo – . Quale legge ha applica­to il Tar? Quale legge dovrebbe applicare la Regione Lombardia se la legge non c’è? Sarebbe bene che qualcuno provvedesse a ribadire che l’ordinamento costituzio­nale italiano è in pieno vigore ricordan­do a tutte le magistrature, a partire da quella amministrativa, che il compito non è quello di innovare facendo leggi, nep­pure in presenza di un ipotetico vuoto le­gislativo». E proprio sul ' vuoto legislativo' di cui si parla in questi giorni, Formigoni ha inol­tre invitato a tenere presente che « è il Par­lamento che decide quali leggi fare e quando farle; ci sono innumerevoli ma­terie non regolate da leggi ed è giusto che sia così » . Non solo, il caso Eluana non è da valuta­re nella sua esclusività, ma riguarda an­che altre persone che sono in condizioni simili e che l’altro ieri l’assessore alla Fa­miglia Giulio Boscagli ha ricordato esse­re 480 nella sola Lombardia. « Va sempre rammentato – ha detto ancora il presi­dente della Lombardia – che stiamo di­scutendo di un tema di fondamentale im­portanza, che riguarda la nostra identità e cioè se sia lecito o meno dare la morte ad una persona, che pure in stato di in­coscienza non smette di essere una per­sona.