Adesso anche l’Europa si occuperà del caso Eluana. 55185/08 è infatti il numero che la Corte di Strasburgo per i diritti dell’uomo ha assegnato al fascicolo appena aperto, in seguito al ricorso (mentre altri ancora ne sono in arrivo) di 34 associazioni contro l’interruzione dell’alimentazione di Eluana Englaro autorizzata dalla Cassazione italiana. L’avvocato delle associazioni, Rosaria Elefante, ha fatto sapere che «la Corte ha scelto di seguire la via ordinaria», e dunque di non attivare una procedura d’urgenza, «ma l’importante è che il ricorso sia stato registrato». Così ora «chiederemo la fissazione, il prima possibile, di un’udienza e una comunicazione ufficiale sul caso da Strasburgo al governo italiano». I ricorrenti adesso devono decidere se proseguire nel ricorso, poi – una volta comunicata la decisione positiva, che è ovviamente scontata – alla Corte di Strasburgo toccherà pronunciarsi sulla ricevibilità e sul merito.Si tratta di un passo «significativo e importante», per il sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella: «Evidentemente la Corte ha giudicato che ci fossero elementi congrui per prendere in considerazione il ricorso. È molto importante ed indicativo, cioè, che non sia stato respinto». Poi è anche fondamentale – ha continuato – che siano state «proprio le associazioni dei malati, finora di fatto inascoltate, ad averlo presentato. La Corte ha cioè considerato che le associazioni dei malati sono direttamente coinvolte e quindi legittimate a presentare ricorso».Il papà di Eluana, Beppino Englaro, è laconico. «Prendo solo atto di quest’altro ostacolo», dice. Aggiungendo di aver «agito con grande limpidezza» e usando parole dure con le associazioni dei malati che hanno fatto ricorso a Strasburgo: «Stanno facendo di tutto per ostacolare quel che è stato deciso».Infine un annuncio: «Ritengo che non mi resta altra scelta di quella di non parlare più, altrimenti non uscirò mai da questo vortice». Ma anche un’ultima frase di Beppino che gronda dolore e suscita un brivido: «Non posso impedire agli altri di parlare e dire quello che vogliono, ma io devo conservare le poche forze che mi rimangono per portare a termine quello che devo fare. Adesso andrò avanti in silenzio per la mia strada».Ma le voci di chi s’interroga sulla possibilità che sia posta fine alla vita di Eluana non si spengono. Il sottosegretario Roccella torna sulle riflessioni del presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Cuccurullo. «Condivido totalmente il suo giudizio sulla sentenza della Corte di Cassazione sul caso Englaro. È eutanasia», dice. E annota: «seppure a titolo personale, provengono da una fonte autorevole». Cuccurullo in un’intervista ad Avvenire aveva infatti spiegato che «Eluana non muore della patologia da cui è affetta, ma di fame e di sete. Anzi, viene fatta morire, quindi si tratta di eutanasia».A commentare invece duramente è Amedeo Bianco, presidente della Federazione degli Ordini dei medici (che il 12 luglio scorso disse «idratazione e alimentazione sono trattamenti medici»): «Non mi risulta ci sia un pronunciamento ufficiale del Consiglio superiore di sanità sul caso Eluana, né che Cuccurullo sia stato investito per esprimere un parere ufficiale». Una polemica tanto aspra nei toni quanto sorprendente nelle argomentazioni.