Attualità

LE ELEZIONI / I RISULTATI. Camera al Centrosinistra Stallo al Senato

lunedì 25 febbraio 2013
I giochi sono fatti e sul Parlamento italiano aleggia uno spettro greco. Al Senato la coalizione di Centrosinistra ottiene il 31,6% delle preferenze (Pd 27,4%, Sel 2,9%) mentre il Centrodestra si attesta al 30,7% delle preferenze (Pdl 22,3%, Lega 4,3%,) mentre il Movimento 5 Stelle incassa il 23,8% delle preferenze attestandosi come terzo partito. Si delinea così uno scenario di completa instabilità con una coalizione di Centrodestra in leggero vantaggio con 116 seggi mentre il Centrosinistra ne ottiene 112.Sotto il dieci per cento la Lista Monti (9,1% delle preferenze) che strappa 18 seggi. Ma la vera sorpresa è il risultato del Movimento 5 Stelle che ottiene ben 54 seggi. Non superano la soglia di sbarramento Rivoluzione civile di Antonio Ingroia, che si ferma all'1,8% e Fare di Oscar Giannino (al 0,9%).Alla Camera invece la maggioranza va al Centrosinistra che con il 29,54% delle preferenze ottiene 340 deputati a fronte di una truppa centrista a quota 45 seggi (la Lista monti ha ottenuto il 10,56% delle preferenze), mentre il Centrodestra ha ottenuto 124 seggi (29,18% delle preferenze).Ma la vera sorpresa a Montecitorio è il Movimento 5 Stelle che con il 25,5% delle preferenze si è aggiudicato ben 108 seggi, attestandosi così a secondo partito della Camera, scavalcando di circa 4 punti percentuali il Pdl. Restano ancora da assegnare 24 deputati delle circoscrizioni estere. Ingroia, Di Pietro e Giannino: gli esclusi dal ParlamentoRivoluzione civile non ce la fa e resta fuori dal Parlamento. E se per la maggior parte dei partiti che si sono riuniti sotto la guida dell'ex pm Antonio Ingroia questo è un bis (la sinistra, dal Prc di Paolo Ferrero ai Comunisti italiani di Diliberto e ai Verdi di Angelo Bonelli, infatti non è stata rappresentata alle Camera nell'ultima Legislatura) il grande sconfitto è Antonio Di Pietro e l'Italia dei Valori che passa da 25 a zero parlamentari.    Una debacle alla quale ha contribuito, secondo alcuni esponenti di Rc, il Movimento di Beppe Grillo, che avrebbe cannibalizzato l'elettorato al quale si rivolgevano i partiti a sinistra della coalizione Pd-Sel e che rivendica la giovinezza della propria formazione («nato appena 40 giorni fa») e di non aver errori da imputarsi.«Non posso dire - è il commento finale di Ingroia - di essere contento. Il risultato è al di sotto delle mie aspettative, anche se ringrazio gli elettori che ci hanno votato in condizioni proibitive. Oscurati dalle televisioni di Stato e dai principali organi di informazione non siamo riusciti raggiungerli al meglio». «Fare ha perso le elezioni. Il risultato è largamente al di sotto delle nostre aspettative». Silvia Enrico non usa giri di parole per sancire la sconfitta di Fare. La giovane avvocatessa di Albenga ha preso la guida del partito solo da mercoledì scorso, dopo le dimissioni del fondatore Oscar Giannino per lo scandalo di un master a Chicago vantato e mai conseguito. Quattro giorni da coordinatore nazionale, e subito la disfatta: 1,1% alla Camera, 0,9% al Senato i risultati provvisori in serata, largamente sotto le soglie di sbarramento. Fare rimane fuori dal Parlamento. «Un risultato fra il 2 e il 3% ci avrebbe trovati soddisfatti», commenta a denti stretti Enrico. Berlusconi: serve grande responsabilità«Ora bisogna riflettere per il bene dell'Italia. Qualcuno dovrà acconciarsi a fare qualche sacrificio, ma l'Italia non merita di non essere governata». È il messaggio lanciato questa mattina dal leader del Pdl, Silvio Berlusconi, durante "La telefonata" di Maurizio Belpietro nel corso della trasmissione tv “Mattino cinque”. Berlusconi eclude poi la possibilità di tornare alle urne («non credo sia utile in questa situazione») e, alla domanda se si possa ipotizzare un accordo con il Pd, sottolinea che «tutti con grande responsabilità dovremo riflettere».Tirando poi le somme del risultato del Pdl alle urne, Berlusconi punta il dito contro Giannino e Casini: «Hanno sottratto ai liberali e ai moderati la maggioranza che hanno sempre avuto e che per colpa loro non hanno più». «Non abbiamo nessun elemento per poter sospettare dei brogli - ha poi aggiunto il Cavaliere - Noi avevamo dei sondaggi che ci davano lievemente davanti al Pd alla camera e immaginavamo che saremmo stati noi ad avere il premio di maggioranza invece sembra che ce l'abbia il Pd, per questo Alfano ha ritenuto di chiedere il riconteggio».