Attualità

LA CHIESA CHE AIUTA. Elenchi e inventari. La “conta” che salva

Mimmo Muolo lunedì 2 luglio 2012
​Sessantacinque milioni di euro anche per il 2012. La stessa cifra dell’anno scorso. Sessantacinque milioni che vanno ad aggiungersi ai complessivi 870 milioni che dal 1996 al 2011 i vescovi italiani hanno destinato alla tutela di chiese storiche e opere d’arte di proprietà ecclesiastica. L’8xmille alla Chiesa cattolica diventa così un prezioso strumento per restaurare, proteggere e valorizzare il maggior giacimento culturale del Paese, un insieme di beni che il mondo ci invidia e che, al di là del suo principale valore religioso e liturgico, è anche fonte di attrazione per i turisti.I quasi mille milioni impiegati in 17 anni non devono però trarre in inganno. Le necessità sono notevolmente superiori alla pur cospicua somma stanziata dalla Cei. Ed è anche per questo che fin dall’inizio si è stabilito di riservare una parte del finanziamento annuale all’inventariazione dei beni. Una scelta che potrebbe sembrare discutibile, specie di fronte alla gran mole di restauri di cui avrebbero urgente bisogno le opere architettoniche e mobili dalle Alpi alla Sicilia. E invece si tratta di una decisione strategica e lungimirante.«Gli inventari attualmente in corso – spiega infatti monsignor Stefano Russo, direttore dell’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici – sono un mezzo indispensabile per conoscere più a fondo l’immenso patrimonio di cui disponiamo e proteggerlo da furti, sparizioni e alienazioni dovute all’ignoranza del reale valore di quanto viene venduto». Inoltre, nel caso di terremoti o di altre calamità (argomento di drammatica attualità), aggiunge il sacerdote, «possedere un inventario dei beni permette di fare una immediata fotografia dei danni e di ciò che si è salvato e di mettere le basi sia per i successivi restauri, sia per il ricovero in luoghi sicuri delle opere indenni». Ma a che punto sono le operazioni di inventariazione e quali beni riguardano? Vediamo punto per punto come procede il lavoro.I beni mobili. Hanno aderito finora al progetto 212 diocesi, in pratica quasi tutte: 88 di questi inventari sono completi e hanno permesso di descrivere 1.407.328 beni, le cui schede sono consultabili online in ambiente protetto intranet da parte delle singole diocesi in riferimento ai propri beni. Inoltre sulla banca dati nazionale – che raccoglie tutto ciò che è stato inviato all’Ufficio nazionale – ci sono 3.348.863 schede di beni con le relative immagini, cui presto si aggiungeranno altre 316.962 schede in fase di realizzazione. Le équipe diocesane di inventariazione hanno percorso ormai il 70,4 % delle parrocchie italiane, dunque il lavoro è stato completato per i due terzi. «La banca dati nazionale – spiega don Russo – è consultabile anche dal Comando di tutela del patrimonio culturale dei Carabinieri, dalla Soprintendenza del Lazio, dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione del Ministero e dagli uffici della Segreteria Generale della Cei».Le chiese. Sono 215 le diocesi che hanno già predisposto, tramite un software fornito dalla Cei, l’Elenco delle chiese di proprietà ecclesiastica. Le relative schede sono consultabili online, (http://www.chiesacattolica.it/chieseitaliane/) e comprendono 65.268 chiese. Sono invece 35 le diocesi che hanno attivato il progetto del Censimento informatizzato delle chiese, che è lo strumento più approfondito. Ad oggi 1.769 chiese hanno una scheda validata e pubblicata online ed altre 3.817 sono in lavorazione. In 7 diocesi hanno concluso il Censimento.Anagrafe degli istituti culturali ecclesiastici. È un sito (www.chiesacattolica.it/anagrafe) che dà visibilità alle biblioteche, agli archivi e ai musei ecclesiastici. La descrizione di questi istituti restituisce con semplicità e immediatezza le informazioni essenziali e utili a molti: dove si trova la struttura (servizio georeferenziato), come avere informazioni, chi è il responsabile, quali sono gli orari di apertura, quali i servizi erogati e così via. Attualmente sono 1.297 gli istituti pubblicati, di cui 374 biblioteche, 660 archivi e 233 musei.Riordino e inventario degli archivi storici. A partire dal 2004 gli archivi ecclesiastici che ne fanno richiesta hanno l’opportunità di riordinare e descrivere il proprio archivio storico servendosi dei supporti messi a punto dall’Ufficio nazionale per i beni culturali. È in corso di realizzazione un Portale archivistico che agevolerà la consultazione delle banche dati e l’arricchimento delle stesse. Hanno aderito ad oggi 215 archivi, di cui 126 diocesani; sono invece 74 le banche dati inviate dagli archivi impegnati nel progetto. Polo di biblioteche ecclesiastiche. Il servizio attivato più di recente dall’Ufficio nazionale è quello rivolto alle biblioteche ecclesiastiche alle quali è offerta l’opportunità di fare ordine nel proprio istituto, descrivere la collezione posseduta e renderla disponibile, favorire l’attivazione di servizi. Tutto questo avviene in collegamento con il Servizio bibliotecario nazionale del ministero per i Beni e le attività culturali. Al progetto hanno aderito 110 biblioteche, di cui 66 quelle diocesane. Una cinquantina di stanno completando la fase formativa in attesa di entrare nel Polo.