Ambiente. Record di ecoreati. Ma sulle discariche l'Ue apre procedura sull'Italia
Nel 2016 le forze di polizia hanno contestato ben 574 ecoreati, più di uno e mezzo al giorno, denunciando 971 persone fisiche (oltre a 43 persone giuridiche), emettendo 18 ordinanze di custodia cautelare e sequestrando 133 beni per un valore che sfiora i 15 milioni di euro. E’ il bilancio tracciato da Legambiente in un dossier dedicato alla legge, entrata in vigore 2 anni fa, sugli ecoreati.
La Commissione europea, però, deferirà l'Italia alla Corte di giustizia Ue nell'ambito della procedura di infrazione aperta nel 2011 per la violazione della direttiva Ue del 1999 sulle discariche. A meno di colpi di scena, la decisione sarà annunciata domani. Bruxelles contesta all'Italia la mancata messa a norma o la mancata chiusura entro i termini previsti (16 luglio 2009) delle discariche già autorizzate e in funzione al momento del recepimento della direttiva. I siti ancora non in regola con le norme Ue sarebbero 44.
Tra le contestazioni di cui parla lo studio riferito allo scorso anno, 143 riguardano il delitto di inquinamento ambientale, 13 quello di disastro ambientale. E’ la Calabria la regione con il numero più alto di ecoreati contestati lo scorso anno, come emerge dal dossier di Legambiente: 70 le contestazioni, contro le 67 rilevate in Sardegna e le 66 dell’Umbria. In Sardegna vi è stato il ’record’ di denunce di persone fisiche (126), seguita da Liguria (99), dalla Puglia (87), mentre il maggior numero di persone giuridiche (aziende e attività commerciali) denunciate si è registrato in Abruzzo (16), seguito da Sicilia (14) e Calabria (8). I 18 arresti del 2016 sono stati effettuati in Puglia (14) e Abruzzo (4), mentre la regione con il maggior numero di sequestri e’ la Calabria (43), seguita da Abruzzo, Sicilia e Umbria (17) e dal Lazio (11).
Lo ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso al Convegno che riguarda la Legge sugli ecoreati nel corso del quale è stato ricordato il poliziotto eroe Roberto Mancini. "Vedo per fortuna - ha aggiunto - un’attenzione rinnovata su questi temi, da parte dei cittadini e delle Istituzioni, e una diffusa e sentita esigenza di giustizia e tutela dell’ambiente come bene collettivo e universale ma abbassare la guardia sarebbe un drammatico errore".
“L’introduzione dei delitti ambientali nel codice penale è stata una grande conquista per l’Italia, oggi leader nella lotta agli ecoreati, ed è il primo anello di una catena più lunga, che va costruita con l’obiettivo di innalzare i controlli ambientali per tutelare l’ambiente, la salute e le imprese sane - dichiara il direttore generale di Legambiente Stefano Ciafani -. È fondamentale che siano approvate presto norme che mancano ancora all’appello per completare questa catena della legalità ambientale. A cominciare dall’approvazione definitiva delle riforma del Codice penale approvata al Senato e ora al vaglio della Camera che prevede un meccanismo di allungamento dei tempi di prescrizione dei reati ambientali contravvenzionali per arrivare con maggiore certezza a sentenza definitiva, e da una legge che semplifichi l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive, fermando ogni tentativo di norme blocca ruspe come è stato fatto con il ddl Falanga, oggi in aula a Palazzo Madama, grazie all’intervento della Commissione giustizia della Camera”.