Attualità

ECONOMIA AVVELENATA. L'appello del viceprefetto Cafagna «Dobbiamo tutelare le imprese sane»

Antonio Maria Mira venerdì 14 dicembre 2012
«Qui c’è tutto: inciviltà, illegalità, criminalità. Non ci dobbiamo illudere, non potremo fare tutto rapidamente ma bisogna cominciare un percorso. Bisogna fare e poi chiedere a chi ha responsabilità: 'Tu cosa fai? Cosa hai fatto?'. Ognuno ha il dovere di impegnarsi anche con le risorse che ha». È la prima riflessione del viceprefetto Donato Cafagna a 15 giorni dal suo incarico sul fronte dei rifiuti. E quello del «fare» è un concetto che ritorna più volte nelle sue parole. «Quante carte che ho trovato! Se ogni carta avesse prodotto qualche intervento avremmo risolto già tutto. E invece...». Aggiungendo: «Per fare troppo poi non si fa niente. E certo non è un caso...». Poi ci tiene a precisare quale sia il suo ruolo, poteri e limiti. «Non sono commissario per i rifiuti o per le bonifiche. Mi devo occupare dei roghi e cercherò di occuparmi anche degli sversamenti». Ma vuole anche tranquillizzare le preoccupazioni frutto della crisi politica a Roma. «Abbiamo paura di perdere lei e il ministro», si fa interprete don Maurizio Patriciello. «Non vi preoccupate – è l’immediata risposta – io ho appena iniziato. E il ministro resta comunque in carica fino al prossimo governo. E sapete quanto sia sensibile per i vostri problemi perché si è reso conto della gravità della situazione». E ora, «il vostro problema è il mio problema». E sottolinea una frase, quasi uno slogan molto concreto: «Contenimento e sradicamento». Fare, dunque, e responsabilizzare, a tutti i livelli. «Ho cominciato a tessere una rete con vari incontri. Soprattutto le istituzioni per coinvolgerle e responsabilizzarle. Prefetti, regione, province, procure, comuni». Ed è proprio alle amministrazioni locali che si rivolge, in modo chiaro. «I comuni sanno benissimo quello che devono fare. Non lo devo dire io. Purtroppo qui c’è l’abitudine a una delega continua». E gli stessi commissari ai rifiuti nel passato «hanno deresponsabilizzato». Così ora l’intenzione è di «costringerli a fare con le risorse che hanno. Ma devono fare delle scelte. Bisogna vedere quali sono le priorità: la salute o le feste del paese?». E poi, aggiunge con altrettanta chiarezza, «Se tu Comune vuoi la videosorveglianza, poi ti devi impegnare a intervenire. Non puoi delegare ad altri...». Insomma «è necessario un intervento straordinario ma tocca ai sindaci e alle altre istituzioni». Ma serve anche un intervento del mondo produttivo. «Quello dello sversamento dei rifiuti è un problema di illegalità complessiva dell’economia. Per questo dobbiamo tutelare le imprese sane. Ma l’obiettivo è soprattutto rendere lo smaltimento illegale non conveniente. Non è più possibile sentire un imprenditore in nero dire: 'Mi avete chiuso? Io recupererò nelle settimane successive'». Ovviamente con illegalità ancora maggiori. E allora il bersaglio si allarga. «Serve un intervento di tipo culturale, di cambiamento dei comportamenti dei cittadini e delle istituzioni. Per aumentare una sensibilità che non è certo diffusa. Qui invece – dice rivolgendosi a don Maurizio e ai volontari dei comitati – mi sento a casa, ma è purtroppo un’eccezione».