Il caso Open Arms. E Salvini rinnega i porti chiusi: «Decidevano gli altri, non io»
Le 110 pagine della memoria difensiva di Matteo Salvini sono una continua sorpresa. Dovendo riassumere la linea difensiva: la ricostruzione dell’accusa è errata, ma se vi è qualcosa di vero è colpa di qualcun altro.
A pagina 78 viene esclusa «in radice la possibilità di attribuire al Ministro dell’Interno la responsabilità per non avere autorizzato lo sbarco dei migranti». Perché le norme individuano «l’autorità responsabile dell’esecuzione della convenzione Sar (sulla ricerca e il soccorso in mare, ndr) nel Ministro dei Trasporti e della navigazione e indica il Comando generale del Corpo delle Capitanerie di porto quale organismo nazionale che assicura il coordinamento generale dei servizi di soccorso marittimo».
Quanto al sequestro di persona, pur respingendo l’imputazione, in diversi passaggi il segretario della Lega e i suoi legali sembrano voler mettere le mani avanti, parlando di reato che richiede «sotto il profilo psicologico, la consapevolezza di infliggere alla vittima una illegittima privazione della libertà». Ipotesi da escludere, insiste la difesa, «quando la privazione della libertà costituisca un comportamento, per quanto oggettivamente illegittimo», necessitato dalla finalità «di realizzare l’esercizio del potere» di cui l’indagato è investito.
Se nel caso della nave Gregoretti, su cui è in corso a Catania un analogo procedimento, Matteo Salvini ha sostenuto che le decisioni erano state prese collegialmente da tutto il governo, a Palermo è costretto a cambiare spartito. Gli atti investigativi precisano che il presidente Conte provò a mettere in guardia il Viminale, evocando il rischio di un «illegittimo respingimento e aggiungeva di aver già ricevuto conferma dalla Commissione europea della disponibilità di una pluralità di Stati a condividere gli oneri dell’ospitalità dei migranti». Salvini impiegò un giorno intero per rispondere «assicurando che, nonostante non condividesse», suo malgrado avrebbe dato disposizioni per far scendere almeno «i “presunti” minori», attribuendone polemicamente la responsabilità a una scelta «esclusiva» del premier.
Lo sbarco di tutti i migranti venne disposto dopo che il procuratore Luigi Patronaggio era salito a bordo della Open Arms con gli ispettori dell’Ufficio di Sanità marittima (Usmaf). Secondo la difesa di Matteo Salvini, invece, l’emergenza non c’era. Ad oggi, però, non risulta alcun esposto dell’imputato contro i medici che, stando alla memoria difensiva, avrebbero enfatizzato il dramma psico–sanitario.
«Bisogna continuare e non bisogna permettere che si violino i diritti umani», ha commentato Oscar Camps, fondatore di Open Arms. Poche ore dopo la nave umanitaria ha subito un blitz della Capitaneria a Pozzallo per una nuova e "approfondita" ispezione che continuerà fino alla giornata di domenica.