Attualità

E Calderoli attacca: non abbiamo i soldi per far festa

Gianni Santamaria sabato 12 febbraio 2011
Alcune regioni garantiscono già la chiusura nel dì di festa. Confindustria, Cisl e Uil (non la Cgil) propongono di lavorare e di orga­nizzare momenti di riflessione sull’unità patria. In­fine il ministro Roberto Calderoli (al quale si deve la miccia che ha innescato la polemica) la butta sul tecnico e stoppa il partito delle celebrazioni: non c’è la copertura finanziaria.Insomma, manca poco più di un mese alla gior­nata straordinaria che il 17 marzo deve sancire solennemente il 150° della nazione, e ancora è tanta la confusione sotto il cielo, o meglio dietro la bandiera. E oltre alla questione dei luoghi di lavoro (pubblici) si è aperta anche quella delle aule scolastiche, dopo che il ministro Mariastella Gelmini, che certo leghista non è, ha proposto di approfittare dell’occasione per approfondire in classe i temi della storia comune scaturita dal Risorgimento. Contrari i presidi.Ad aprire il fronte delle regioni che optano per la chiusura degli istituti (e degli uffici pubblici) è la presidente del Lazio Renata Polverini. «Potrà esse­re l’occasione per gli studenti di partecipare alle ce­lebrazioni che si svolgeranno, per cui anche la Re­gione Lazio è impegnata a contribuire» e che sa­ranno organizzati «in tutte e cinque la province». Scelta subito appoggiata dal ministro Giorgia Me­loni (che con Ignazio La Russa guida il partito pro­festa nazionale all’interno dell’esecutivo). Tra le al­tre che hanno già deciso nello stesso senso del La­zio, Alto Adige, Sicilia e Basilicata. Favorevole la Ca­labria. Mentre Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Lom­bardia, Veneto, Piemonte, Umbria e Abruzzo at­tendono lumi dal Governo. In aula, invece in Puglia e Campania. A meno di circolari ministeriali con­trarie. Che arriveranno solo dopo le decisioni del­l’esecutivo.All’interno del quale dà battaglia il ministro della Semplificazione legislativa. Calderoli cita il parere della commissione Bilancio della Camera e la rela­zione tecnica della Ragioneria Generale dello Sta­to, per dire che «è evidente che o il 17 di marzo an­diamo tutti a lavorare oppure la legge in oggetto è priva di copertura e quindi è incostituzionale ex ar­ticolo 81 della Costituzione».Ha quantificato le perdite in 4 miliardi la leder di Confindustria Emma Marcegaglia. L’associazione imprenditoriale ieri ha espresso una posizione co­mune con Rete Imprese Italia, Confapi, Confcoo­perative, Cisl, Uil e Ugl (l’ex sindacato della Polve­rini). L’impegno è «a dare il massimo contributo af­finché la ricorrenza del 17 marzo sia vissuta con au­tentico e orgoglioso senso di partecipazione». Per­ciò «verrà messa in atto ogni forma di collabora­zione con le pubbliche istituzioni per organizzare nei luoghi di lavoro momenti di celebrazione e di aggregazione attorno alla bandiera nazionale e ai fondamentali valori che essa rappresenta». (G.San.)