Terzo settore. Il sottosegretario Durigon: «Nessun caos. I tagli? Troveremo risposte»
Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro
Nessuna guerra al Terzo settore. Nessun rischio caos sulle prossime scadenze. «Se c’è stato un errore, lo abbiamo commesso nella questione dell’Ires al non profit, ma l’abbiamo prontamente risolto» spiega il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ben determinato a smussare gli angoli di ogni possibile polemica e a chiarire che il confronto con gli attori del mondo della solidarietà prosegue e non si è mai interrotto. Neppure ora che, con i tagli all’accoglienza seguiti al decreto sicurezza, sono a rischio 1520mila posti. «Non abbandoneremo nessuno» assicura Durigon.
Partiamo dalle prossime scadenze. Gli enti chiedono garanzie sul Registro nazionale, vera novità della riforma. Non teme un sovrapporsi di scadenze e adempimenti?
No. L’emendamento al decreto crescita sarà al vaglio della Camera nei prossimi giorni e per uniformare le proroghe c’è tempo. Non ci sarà alcun rischio di doppio statuto. Quanto al Registro nazionale, è un provvedimento introdotto con una legge della precedente legislatura. I tempi per la sua introduzione li vedremo, speriamo di definire tutto entro fine anno. Ma, ripeto, non ci sono problematiche particolari: l’interlocuzione procede sia con il ministero dell’Interno che con le Regioni, così come con il Forum del Terzo settore e la Fondazione Italia sociale.
Come risponde a chi parla di un’offensiva in atto contro il nostro sistema sociale?
Rispondo dicendo che stiamo cercando sinergie per dare risposte al futuro del Terzo settore. Abbiamo fatto la cabina di regia, abbiamo approvato un bando da 60 milioni impegnati e non ancora spesi. Se c’è stato un errore, è stato commesso sull’Ires nella contrattazione con l’Ue, ma vi abbiamo posto rimedio in modo straveloce.
E la criminalizzazione delle Ong e i tagli all’accoglienza? Secondo i sindacati, sono a rischio 15-20mila posti di lavoro...
Il Terzo settore è formato da professionisti e volontari che danno valore aggiunto. Non è solo il mondo dell’accoglienza. Il sociale è una cosa, le politiche migratorie un’altra e noi dobbiamo far capire all’Ue che i fenomeni migratori non possono essere gestiti da un solo Paese. Nessuna criminalizzazione, ci mancherebbe... Di certo, però, alcuni soggetti hanno sbagliato e il fenomeno dell’immigrazione in diversi casi è diventato un business che non si poteva gestire più così com’era. Quanto all’annuncio dei tagli, vedrà che non lasceremo sole 15-20mila persone. Daremo loro la giusta formazione perché possano essere ricollocate e, grazie a quota 100, si creerà anche un mercato in entrata.
Perché non garantite risposte ai veri ultimi, come senzatetto e clochard?
Stiamo dando risorse alle persone in stato di bisogno, ci abbiamo messo i soldi: 7 miliardi in un anno grazie al reddito di cittadinanza. Il bicchiere è già pieno per tre quarti, sfido chiunque a dire che prima si facesse di meglio. Non servono classifiche tra ultimi e penultimi, anche perché, di questo passo, con i governi passati, i soldi li beccavano solo i primi della classe.
Resta il fatto che mancano ancora 41 decreti attuativi alla legge di riforma. Andate avanti piano...
No, andiamo avanti a buon ritmo. Sul 5 per mille, la delega è del ministero dell’Economia che si sta muovendo: la questione è più tecnica che politica. Il Consiglio nazionale si è riunito due volte e lo farà una terza, rispettando i vincoli previsti.
Fatti concreti su disabili e famiglie se ne vedono pochi, mentre nelle campagne denigratorie del ministero dell’Interno sono finite pure le case famiglia.
Sulle case famiglia, in alcuni ambiti, c’è stata una gestione sbagliata, ma credo sia importante non fare di tutta l’erba un fascio. Semplicemente: occorre fare in modo che le risorse vadano davvero a chi ha bisogno, garantendo tutti i controlli necessari in queste realtà. Non è vero neppure che abbiamo fatto poco sui disabili, perché si sono garantiti livelli di assistenza e di aiuto alle famiglie interessate. Vogliamo aiutare e potenziare i servizi dedicati alle situazioni di fragilità. Non c’è nessuna guerra alla solidarietà, anzi, il Terzo settore è determinante per noi. In futuro, cercheremo sempre di più di offrire soluzioni e risposte a chi merita davvero.