Il tema. L'accordo Italia-Albania sui migranti, ecco i dubbi sulla costituzionalità
Diverse le perplessità sull’accordo approvato ieri alla Camera tra Italia e Albania per portare fino a tremila migranti al mese salvati in mare in due centri per il rimpatrio nel paese balcanico. Accordo sul quale pende anzitutto l’incognita del giudizio della Corte costituzionale albanese che dovrà pronunciarsi entro marzo. I primi interrogativi riguardano la legittimità costituzionale anche italiana del provvedimento.
Non è infatti chiaro chi e come dovrà stabilire la possibilità della persona salvata in mare di chiedere protezione al nostro paese, procedura complessa. Saranno le forze dell’ordine a bordo, sarà il capitano della nave a raccogliere o respingere una domanda di asilo? E di quali strumentazioni disporranno in mare per accertare l’identità del richiedente e la sua provenienza? Tutto questo potrebbe impedire a perseguitati politici e religiosi di chiedere asilo in Italia, diritto tutelato dalla nostra Carta.
Altra perplessità riguarda la legittimità del trasporto stesso di richiedenti asilo salvati ad esempio in acque internazionali in un paese terzo sicuro, ma non più vicino dell’Italia.
Un grosso dubbio riguarda i diritti dei più deboli, che il governo si è impegnato a non portare in Albania. Eppure la maggioranza ha respinto gli emendamenti delle opposizioni che esplicitavano l'esclusione di minori non accompagnati e donne incinte dai Cpr albanesi. Poiché è aumentata la tendenza dei minori a Lampedusa di dichiararsi maggiorenni per non doversi fermare in Italia, come stabilito dalla legge che recepisce le convenzioni internazionali, occorre più chiarezza alla luce anche dell’ultimo accordo europeo sui migranti che richiede più rigore nei controlli dell’età. Si sono già perse le tracce di troppi minori soli fuggiti e finiti nelle braccia della criminalità organizzata o in traffici indicibili.
Poi c’è la questione delle donne in gravidanza, condizione difficilmente rilevabile a bordo. L'articolo 9 del Protocollo dispone che in caso di nascita i migranti siano sottoposti alle disposizioni della legge italiana.
Perché, se tutti i vulnerabili verranno portati in Italia? Il governo chiarisca se ritiene o no che le donne rientrino in tale categoria. Infine i costi. Se in un quinquennio verranno spesi 700 milioni, è ragionevole pensare che una tale somma potesse migliorare il sistema di accoglienza italiano favorendo l’integrazione.