Castelfranco Veneto. Come mi invento un drone (a scuola)
Viviana Daloisomercoledì 7 maggio 2014
Ad
«Prof, la tesina noi vogliamo farla sui droni. Venisse un’altra alluvione, sa come potrebbero aiutare?». In qualsiasi altra scuola d’Italia, la proposta sarebbe stata accolta da una risata, o da uno sguardo spaesato. All’Ipsia Galileo Galilei di Castelfranco Veneto, fucina di cervelloni elettrotecnici e meccanici d’Italia, è decollata nello spazio d’un mese: nel senso che, dal laboratorio dell’istituto, il primo velivolo senza pilota si è librato nell’aria è ha fatto un giro per i corridoi, per poi tornare rapidamente alla base. Immaginarsi le risate degli insegnanti e dei bidelli: «Quelli lì son matti».Quelli lì sono Andrea, Simone, Matteo. E il loro insegnante di elettronica e telecomunicazioni, Daniele Pauletto. Gente che si chiude giorno e notte in una stanza per realizzare un prototipo. Gente che sborsa le paghette di una vita, e la tredicesima da prof, per finanziare un progetto in cui non crede nessuno. Salvo poi lasciar tutti a bocca aperta. All’Ipsia (a proposito, trattasi dell’Istituto professionale di stato per l’industria e l’artigianato) è finita così: adesso si fa la fila per vedere cosa fanno i droni della 5^A. E c’è da stropicciarsi gli occhi, perché i prototipi – quattro eliche e un piccolo supporto che gli permette di trasportare oggetti – sanno pulire i pavimenti della scuola, portare libri e giornali, persino versare (a dosi di 3cc alla volta) la costosa grappa di Cartizze, preriscaldandola leggermente per farne annusare il bouquet. Il tutto seguendo le direttive che i ragazzi gli hanno impartito, mescolando Gps e altre complicate diavolerie di cui parlano troppo velocemente perché qualcuno che non se ne intende li segua. E da cui è nato un telecomando all’apparenza rudimentale, con cui vanno persino a dormire.La tesina avrà successo? È quasi assicurato, nonostante le ultime, rigidissime direttive dell’Enac sul volo dei droni. Con le prime, curiose applicazioni dei loro velivoli gli studenti mirano in realtà a dimostrare come in futuro potranno essere impiegati in situazione di emergenza e di pericolo per gli esseri umani: il monitoraggio di frane, il sopralluogo in zone alluvionate. Non a caso i droni dell’Ipsia sono diventati famosi in città, dove commercianti e imprenditori fanno a gara per ottenerne i servigi. I primi a interessarsi sono stati i farmacisti: «Si potrebbe organizzare la consegna di pastiglie a persone che non possono muoversi da casa?», la loro domanda. Detto fatto: Andrea e gli altri in un paio di giorni hanno modificato un prototipo, hanno tracciato una mappa ed ecco l’elicotterino schizzare sul centro storico e mollare l’aspirina proprio davanti a casa del “paziente zero”. Sembra che l’idea – finita online sulla pagina Facebook dei ragazzi dedicata ai droni (Dronelab) e sulla loro web tv (CastelfrancoTv) – abbia fatto il giro del Pianeta fino a convincere una famosa azienda di San Diego che sì, si poteva fare. «Là ora flotte di droni consegnano farmaci ad anziani e disabili avvertendoli con un sms quando sono sopra la porta di casa e facendoglieli cadere in giardino – spiega il prof Pauletto –. È un po’ merito nostro».Orgoglio di Castelfranco (e dei ragazzi dell’Ipsia) è anche il primo «drone-vigilantes» d’Italia, impiegato per monitorare la sicurezza nel parcheggio dell’Iper cittadino. E poi il «drone-guida», con cui in un futuro non troppo lontano i turisti che vorranno visitare Casa Giorgione (la dimora che diede i natali al pittore è in città) potranno essere accompagnati alla visita delle stanze e del museo adiacente. E ancora il «drone-architetto», di cui ha già fatto richiesta un’impresa di restauro locale per procedere alla mappatura di una chiesa pericolante da sistemare. «A Berlino coi droni ci consegnano anche le pizze», raccontano i ragazzi. Un lavoro, in un modo o nell’altro, lo troveranno.