Le richieste. Le comunità: droga, serve una nuova legge e un giro di vite
Il «bosco della droga» a Rogoredo, Milano (Fotogramma)
Una revisione della normativa sulle dipendenze patologiche da fare al più presto per affrontare in modo adeguato l’emergenza droga che sta distruggendo la vita a giovani e alle loro famiglie. La chiedono a gran voce al governo e al parlamento gli operatori del sistema dei servizi pubblici e del privato sociale che auspicano una rapida soluzione condivisa.
Ma anche il ministro degli Interni, Luciana Lamorgese, è intervenuta ieri sul fenomeno sempre più preoccupante dello spaccio e dell’uso di sostanze stupefacienti sottolineando la necessità di un “giro di vite”, con maggiori controlli sul territorio: «È necessario andare nelle zone più degradate – ha detto la titolare del Viminale – che richiedono interventi particolari, lo Stato deve essere presente nelle periferie». Lamorgese ha firmato per questo una direttiva alle prefetture affinché costituiscano specifici comitati con lo scopo di organizzare una presenza capillare delle forze dell’ordine anche nelle aree più a rischio. Nei prossimi giorni, dunque, ogni provincia dovrà dotarsi di un organismo con poteri di coordinamento e controllo sul territorio per combattere lo spaccio.
Ma la legge 309 del 1990 va riformata perché non più adeguata ai tempi e al contesto socio-economico di oggi: un compito che spetta alle istituzioni, d’intesa con le realtà sociali. Il possibile percorso da fare insieme, comunità terapeutiche, strutture pubbliche e legislatore, è stato presentato ieri dagli “attori sociali” del settore, al capo del Dipartimento politiche antidroga del Viminale, consigliere Maria Contento.
All’incontro hanno partecipato Biagio Sciortino, presidente Intercear, Luciano Squillaci, presidente Fict, Franz Vismara, della Comunità di San Patrignano, Guido Faillace, presidente Federserd, Claudio Leonardi, presidente Sipad, Onofrio Casciani (Sidt Lazio per conto di Luigi Stella presidente nazionale) e don Salvatore Lobue della Casa dei Giovani. Nei prossimi giorni si terrà una conferenza in cui verrà illustrata la prima proposta di revisione normativa, «con l’auspicio che il dibattito sulle dipendenze patologiche diventi prioritario nelle politiche governative e tra i parlamentari, per avviare un processo di innovazione del sistema dei servizi capace di rimettere al centro degli interventi la persona, con la molteplicità dei suoi bisogni» afferma una nota congiunta delle associazioni.
Il ministro Lamorgese ha anche affermato che non si può pensare di risolvere l’emergenza droga, e lottare contro il consumo di sostanze tra i giovani (tra cui molti minori), senza coinvolgere le famiglie e la scuola, innescando così un «circuito virtuoso». «Non è possibile che i genitori non si rendano conto di un ragazzo che ha delle difficoltà, dovute all’ambiente che frequanta, alla crescita personale, a motivazioni di carattere sociale – ha spiegato – ma anche la scuola deve avere un ruolo: deve insegnare ai giovani a crescere nel modo migliore, ad affrontare le difficoltà e renderli più forti. Perché si può essere forti – ha concluso il ministro – solo se si ha un contesto che ti supporta».
Lamorgese ha anche ricordato che sono «già operative iniziative a più livelli per prevenire e contrastare un fenomeno che desta non da ora comprensibile preoccupazione nell’opinione pubblica anche per i visibili effetti di marginalizzazione e di degrado che connotano gli spazi pubblici». Spiegando poi che sono già stati intensificati i controlli sulle cosiddette “piazze di spaccio” e delle «zone interessate dalla movida» nelle ore notturne, soprattutto nelle aree sensibili vicine «alle infrastrutture di trasporto pubblico, ai parchi e in generale ai luoghi di aggregazione talora teatro di gravi fatti di cronaca». Niente più “zone franche” a Roma, dove le forze di polizia intensificheranno l’opera di prevenzione e controllo.
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