Covid. Draghi insiste: Green pass, obbligo per tutti da metà ottobre
Mario Draghi tenta l’allungo e nel Consiglio dei ministri che dovrebbe essere convocato per giovedì (come la cabina di regia che dovrebbe precederlo) si prepara a varare il "Super Green pass", per i lavoratori pubblici, ma probabilmente anche per quelli privati, che entrerebbe in vigore da metà ottobre. Il premier aveva rallentato il varo delle nuove regole, la scorsa settimana, per far decantare i toni alzati da Matteo Salvini, che continua a chiedere «milioni di tamponi gratis», misura «irrealizzabile» per Palazzo Chigi. Ma dopo la ripresa della scuola, e la fine delle vacanze, il presidente del Consiglio vuole rimettere in moto il Paese, scongiurando ogni ipotesi di nuove chiusure. Di qui l’accelerazione, mentre in queste ore continuano i confronti dei tavoli con imprese e sindacati per il settore privato, per studiare i cavilli e i risvolti dell’inserimento dei nuovi obblighi.
Nella Lega, però, la tensione resta alta, specie dopo la telefonata tra il segretario del Carroccio e il governatore Luca Zaia, che torna sui suoi passi e si allinea con il suo leader. Fino all’inizio della settimana il presidente del Veneto era stato in prima fila a sponsorizzare l’estensione del Green pass, considerato una «patente di libertà», invitando a seguire la linea «dei governatori» leghisti. Zaia nega un asse con Giorgetti, sconfessa la chat con i presidenti di regione del suo partito, critica l’obbligo dei vaccini e rilancia i tamponi gratis. A sera, però, scende in campo il governatore del Friuli Massimiliano Fedriga: con il Green pass, spiega, «le attività nelle regioni rosse o arancioni rimangono aperte».
Salvini gongola: «Ho appena sentito Zaia, che ribadisce che (il Green pass, ndr) va usato in maniera limitata. Noi siamo contro l’obbligo vaccinale, siamo per la spiegazione e l’educazione. Sono perfettamente d’accordo con quanto dichiarato da Zaia», esulta il leader del Carroccio.
Piuttosto l’ex ministro dell’Interno nega una mancata sintonia con il governo e anzi, in Senato, dove si lavora sul precedente decreto Green pass, che sarà in aula domani mercoledì, la Lega non ha presentato la consueta pioggia di emendamenti. E spiega così: «Io non ho visto ancora nessun documento e non posso commentare». Insomma, per ora non ci sono indicazioni nero su bianco, ma Salvini assicura: «Faccio quello che serve al Paese. Saremmo gli unici in Europa a farlo».
E però che si vada in questa direzione ormai appare evidente dalle dichiarazioni dei ministri. Obbligo per i lavoratori pubblici e forse già da giovedì anche per i privati, quasi certamente di quelli che lavorano nei settori in cui il cliente ha il dovere di esibire il certificato verde, come ristorazione, bar, trasporti di lunga percorrenza, cinema e teatri. «Si va verso un’estensione del Green pass – dice il titolare del Lavoro Andrea Orlando –. Come e con quale modalità lo discuteremo nelle prossime ore ma proseguiamo una linea sulla quale avevamo già iniziato a lavorare e che, come avevamo annunciato, si sarebbe sviluppata».
Anche Giorgetti è pronto a sostenere la decisione del premier Draghi, che pure sta attendendo la risposta dei tecnici sui risvolti legali dell’eventuale obbligo del certificato vaccinale in tutti i comparti.
I partiti della maggioranza, comunque, si muovono compatti in Parlamento, dove, appunto, il decreto al Senato trova solo gli emendamenti di Fratelli d’Italia e uno per gruppo tra Fi, M5s e Carroccio. Ma resta tenace l’opposizione di Fdi, che tanto preoccupa Salvini a ridosso ormai delle elezioni amministrative. «Non ho cambiato idea. Penso che non sia una misura efficace», conferma Giorgia Meloni. «Non è utile ai fini del contenimento del contagio. Il Green pass – insiste – è uno strumento che serve semplicemente a introdurre surrettiziamente l’obbligo vaccinale».