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Il caso. Dovrà pagare anche Banca Etica che già sta aiutando i mutuatari

Pietro Saccò venerdì 11 agosto 2023

La presidente di Banca Etica Anna Fasano

Banca Etica una tassa sugli extra-profitti se l’era praticamente già fatta da sola. Il mese scorso la banca popolare cooperativa ha avviato un’iniziativa importante per aiutare i soci e i clienti che hanno un mutuo a tasso variabile: ha stanziato una cifra vicina al 10% dell’utile 2022 (anno chiuso con un risultato netto di 11,6 milioni di euro) per offrire una riduzione transitoria dello spread per chi è in difficoltà. Lo sconto sul tasso del mutuo variabile, per nove mesi, può raggiungere anche un intero punto percentuale nel caso in cui il cliente è socio della banca e ha un reddito Isee sotto i 15mila euro. Nonostante un impegno del genere, anche Banca Etica dovrà pagare la tassa sugli extra-profitti introdotta dal governo. Così com’è formulata, la tassa rischia di avere effetti pericolosi sull’erogazione del credito, denuncia Anna Fasano, presidente di Banca Etica: «Calcolare la tassa straordinaria sull’incremento del margine di interesse significa identificare come base di tassazione l’attività tipica della banca: l’intermediazione e l’erogazione del credito, con l’effetto di inibire gli istituti a rafforzare questa attività e spingerli a mettere energie e risorse nella distribuzione di servizi vari (assicurazioni prodotti di terzi, ecc) e nell’attività di trading anche speculativo – ad esempio i crediti da bonus fiscali – i cui risultati non vengono colpiti». Tra l’altro, nota Fasano, intervenendo su bilanci già chiusi la tassa costringe le banche a rivedere al ribasso i coefficienti patrimoniali e infine «sembra molto sproporzionato colpire allo stesso modo le banche che distribuiscono dividendi agli azionisti e quelle invece che destinano tutti gli utili al rafforzamento patrimoniale della banca stessa per poter erogare più credito». È su queste basi che Banca Etica chiede correttivi al decreto, che dovrà passare dal Parlamento: da un lato si potrebbe aumentare l’aliquota sui dividendi corrisposti agli azionisti, dall’altra si potrebbe detassare la quota di utili che una banca utilizza per aiutare i clienti in difficoltà. In questo modo, conclude, si eviterebbe di penalizzare le banche e si centrerebbe l’obiettivo di andare incontro alle famiglie che faticano a stare dietro alle rate dei mutui a tasso variabile. ©