Attualità

Il retroscena. Dossier sul voto, in M5S tutti contro tutti

Luca Mazza venerdì 30 maggio 2014
Per qualche secondo Gianroberto Casaleggio resta di sasso. Mostra uno stupore che ben presto si trasforma in irritazione. Quasi non crede ai suoi occhi. Tra le mani ha un documento elaborato dall’ufficio comunicazione di M5S a Montecitorio che contiene una dura autocritica sugli errori commessi e indica una serie di soluzioni per rimediare. «Questo testo non l’ho mai letto prima d’ora – confida il guru ai suoi collaboratori –. Come si fa a dire che i nostri parlamentari sono percepiti come poco affidabili? E poi chi l’ha detto che bisogna andare di più in tv? Io e Beppe sosteniamo esattamente il contrario…». La diffusione di un’analisi post-elettorale top secret scatena un nuovo e violento terremoto. Ormai è scattato un "tutti contro tutti" che si aggiunge alle tensioni degli ultimi giorni tra dissidenti e "cerchio magico". Lo staff della Camera assicura che lo studio era stato inviato in anticipo alla "Casaleggio associati". I comunicatori a Palazzo Madama rispondono con poche parole secche: «Assistiamo increduli a quanto sta accadendo». Insomma, la confusione regna sovrana dentro il Movimento. Veniamo agli altri punti del testo. Si tratta di 5 pagine - suddivise in quattro capitoli («intro», «fuori», «dentro» e «possibili soluzioni») - in cui sono contenute critiche esplicite alla gestione della campagna elettorale (e dunque a coloro che l’hanno organizzata, ovvero i vertici). Da una parte si sottolinea che M5S alle europee «non è crollato». Posizione a cui si è allineato anche Alessandro Di Battista, che all’indomani del flop dichiarava «abbiamo straperso», mentre ora si rimangia il giudizio: «È stato un trionfo».  Nel mirino del documento redatto dallo staff parlamentare finiscono, ancora una volta, gli elettori che scegliendo Renzi «hanno dimostrato di aver bisogno di affidarsi a un uomo forte» come avvenuto in passato con «Mussolini e Berlusconi». La lista dei suggerimenti per non sbagliare in futuro è lunga e dettagliata. Si invita a presenziare maggiormente nei telegiornali e ad affiancare le denunce alle proposte». Non a caso viene lanciata l’idea di creare una sorta di «governo ombra» all’inglese per conquistare credibilità tra gli elettori e modificare il sistema di selezione dei candidati.Il caos sul documento si aggiunge alle fratture interne agli eletti in Parlamento. L’eventualità di nuove espulsioni nel caso in cui il dissenso non si placasse - esternata da Roberta Lombardi ad Avvenire - provoca la forte reazione di Walter Rizzetto: «Immagino che qualcuno abbia commesso già troppi danni per avere ancora il fiato di parlare». Tensioni che esplodono nell’assemblea dei deputati convocata nella sala Tatarella per le 16 e conclusasi a tarda sera. Niente streaming, ovviamente. I giornalisti vengono tenuti alla larga. Precisamente a un piano di distanza. Alcuni parlamentari presenti, però, riferiscono di una riunione dai toni accesi. Mimmo Pisano attacca chi parla di buon risultato elettorale: «Ragazzi, guardiamo in faccia la realtà. Abbiamo perso 4 punti rispetto alle politiche». A quel punto Rizzetto, a modo suo, prova a spiegarne i motivi: «Certo, siamo stati capaci solo a salire sul tetto di Montecitorio».