Attualità

Padova. È stato il compagno a gettare Giada dal cavalcavia sull'A4

Enrico Negrotti giovedì 30 maggio 2024

Giada Zanon

Un apparente suicidio si è rivelato un probabile omicidio di una donna di 34 anni, il diciassettesimo femminicidio in Italia dall’inizio dell’anno. È accaduto nella notte tra martedì e mercoledì nel Padovano. Dinamica analoga è ritenuta dalla Procura di Bologna all’origine della morte di una donna di 59 anni: i pm hanno notificato al marito, che si è sempre dichiarato innocente, l’avviso di fine indagini in vista della richiesta di processo. Ieri intanto un uomo è stato denunciato per violenze in famiglia in provincia di Ragusa.

Mercoledì mattina, sull’autostrada A4 si erano formate lunghe code per la presenza del corpo di una donna sull’asfalto, che era stata travolta dai mezzi in transito. La prima ipotesi investigativa suggeriva che da un cavalcavia alto 15 metri nel territorio del Comune di Vigonza (Padova) la 34enne Giada Zanola si fosse buttata con un gesto volontario.

L’intervento di forze dell’ordine e polizia scientifica aveva causato per ore grandi rallentamenti sulla A4, con code fino a 16 chilometri. Procedendo negli accertamenti, però, gli investigatori hanno raccolto alcuni riscontri, dalle telecamere alle contraddizioni sugli orari riferiti dal compagno della donna, Andrea Favaro, 39 anni, che hanno indirizzato i sospetti proprio sull’uomo, che presentava segni di lividi ed escoriazioni sui polsi, possibile indice di precedenti colluttazioni.

Gli inquirenti hanno scoperto che la coppia era in crisi da tempo. Nella notte tra martedì 28 e mercoledì 29 – è l’ipotesi investigativa – dopo l’ennesimo litigio violento, Giada sarebbe fuggita di casa a piedi, ma sarebbe stata raggiunta in auto da Andrea sul cavalcavia a un chilometro dalla casa di Stra, dove la coppia viveva con il figlio di tre anni. Qui verso le 3,30 sarebbe stata spinta oltre la recinzione dal compagno, precipitando nella sottostante autostrada. Resta da appurare se fosse stata stordita o avesse perso i sensi per i maltrattamenti subiti. Uno dei particolari da chiarire con l’autopsia.

Con gli elementi raccolti dalla Polstrada e dalla Squadra mobile, e i rilievi eseguiti dalla scientifica, il pm Giorgio Falcone della Procura di Padova si è recato negli uffici della Polizia per interrogare Andrea Favaro, che lavora come camionista. Affermando di avere «come un vuoto» e di non riuscire «a mentalizzare la scena», Favaro avrebbe anche detto: «Non ricordo che Giada sia caduta dal parapetto, ricordo solo che mi continuava a offendere e ricattarmi dicendo che mi avrebbe portato via mio figlio». Alcuni testimoni hanno riferito di essere a conoscenza dei litigi e dei maltrattamenti e che la donna «aveva paura di Andrea».

Giada, che aveva lavorato in un negozio di cosmetici, stava per iniziare un nuovo impiego in un impianto di distribuzione di carburanti. La famiglia della donna, originaria di Brescia, si è detta all’oscuro dei problemi della coppia: «Qualche litigio, come in tutte le coppie, ma Giada non ci aveva mai detto che lui fosse stato violento o che la situazione fosse grave» ha riferito il fratello Daniel. «Anche con noi – ha aggiunto – Andrea era sempre tranquillo e gentile». Viceversa

Dopo l’interrogatorio, il pm ha disposto il fermo e la custodia cautelare in carcere per Andrea Favaro. Si attende la decisione del gip sulla convalida del fermo.

Un caso analogo, forse, a Bologna. La Procura ha comunicato a Leonardo Magri, 53 anni, l’avviso di fine indagini per l’omicidio aggravato dai futili motivi della moglie Daniela Gaiani, 59 anni, deceduta il 5 settembre 2021. L’uomo, che aveva riferito al 118 di aver trovato la moglie morta nel letto, avrebbe tentato di sviare le indagini, omettendo alcuni particolari e cercando di indirizzare la ricostruzione verso il suicidio. All’origine del delitto ci sarebbe una relazione extraconiugale. Magri, indagato da due anni a piede libero, si è sempre detto innocente.

A Vittoria (Ragusa), nei giorni scorsi una donna si è presentata ai carabinieri per segnalare maltrattamenti, documentando con fotografie le violenze subite, anche in presenza dei figli minori. Quando in caserma è arrivato l’ex compagno per cercare (invano) di incontrare la donna, è stato identificato e denunciato per maltrattamenti in famiglia dai carabinieri.