Attualità

Rimini. Meeting, Doninelli e il «tu» del nemico (dentro di noi)

Alessandro Zaccuri lunedì 22 agosto 2016
Alla fine Luca Doninelli cita T.S. Eliot, poeta amatissimo dal popolo di Comunione e liberazione: “È vero, scorrerà ancora sangue sui gradini della cattedrale. Prima però – aggiunge nell'incontro di domenica – dovremo aver costruito la cattedrale. Prima che qualcosa ci sia tolto, occorre che quel qualcosa sia ancora presso di noi. Non possiamo essere noi a disfarcene”. Doninelli è un veterano del Meeting (più di quaranta presenze come relatore, puntualizza Emilia Guarnieri nel presentarlo), eppure è la prima volta che un narratore come lui è incaricato di tenere l’intervento centrale della manifestazione, quello che illustra il tema dell’edizione in corso. “Tu sei un bene per me”, dunque, sei parole semplicissime, ma nulla più della semplicità è difficile da comprendere, ammette Doninelli. E se lo dice lui, che ha intitolato Le cose semplici il suo ultimo romanzo – ora finalista al premio Campiello – c’è da fidarsi. La riflessione procede accumulando dettagli in apparenza stravaganti (impagabile l’inciso sull’uso ricattatorio del “ma noi non ci davamo del tu?”), “perché se c’è un fatto che uno scrittore impara – rivendica Doninelli – è che sono i dettagli a dare il senso della realtà”. Che può risultare incomprensibile e addirittura minacciosa, visitata com’è da quel sentimento di incompiutezza e di insoddisfazione al quale Doninelli dà voce facendo proprie le parole di David Foster Wallace. L’incontro con l’altro è un bene, d’accordo, ma “tu” è spesso la cifra del nemico, almeno fino a quando non ci rendiamo conto che l’inimicizia non sta dentro ciascuno di noi. Nel marasma di un Occidente che sembra aver perduto consapevolezza di sé, è solo il riconoscimento del dono ricevuto, è solo la riconoscenza per l’immeritata bellezza che ci circonda a rivelare il bene annidato in ogni creatura umana. Anche adesso, al tempo della manipolazione della vita e della dissoluzione sociale. “Sia chiaro: parlo del peccato, non dei peccatori – avverte Doninelli –. Altrimenti, chi si salverebbe?”.