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1994-2025. Don Diana ucciso dalla camorra il 19 marzo: la sua voce contro l'illegalità

Antonio Maria Mira mercoledì 19 marzo 2025

Trentuno anni fa moriva don Peppe Diana, parroco di Casal di Principe, ucciso dalla camorra alle 7.30 del 19 marzo 1994, giorno del suo onomastico. Stava per celebrare la messa e il killer lo colpì mentre coi paramenti sacri stava uscendo dalla sagrestia della parrocchia di San Nicola.

Pubblichiamo il video di una sua importante e intensa testimonianza nel corso dell’incontro nel 1992 con gli studenti dell’istituto “Fermi” di Caserta. Spiega le motivazioni del documento “In nome del mio popolo non tacerò”, firmato da tutti i parroci della forania di Casal di Principe e distribuito a Natale 1991, dando molto fastidio alla camorra.

«Ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti “che ci stiamo a fare qua se assistiamo impotenti a certe storie? Quale è il nostro ruolo? La gente ha fiducia in noi?”». Aggiunge che «l’omertà è creare dentro la cultura “adesso me ne frego degli altri”».

Concludendo con un forte appello alla vita. «Quando portiamo sulle spalle il peso della camorra, portiamo il peso della morte. Mettiamo da parte la morte e passiamo alla vita».

Parole che ha evocato il vescovo di Aversa, monsignor Angelo Spinillo, celebrando con alcune decine di sacerdoti, come ogni anno alle 7.30, la messa che don Peppe non riuscì a celebrare. «Quando diceva “assistiamo impotenti” era l’impotenza del profeta che ha una visione. Il dolore impotente di don Peppe è il dolore di non essere riuscito a trasmettere agli altri la visione di quella vita nuova a cui l’Umanità è chiamata».

Ma poi sceglie e «come Gesù è chiamato a essere testimonianza di coraggio, speranza e offerta di vita». E come don Peppe si è rivolto ai giovani, studenti e scout, anche il fondatore e presidente di Libera don Luigi Ciotti, parlando a “Casa don Diana”, bene confiscato alla camorra, sede del Comitato che porta il nome del parroco ucciso e punto di riferimento delle tante iniziative. «Le mafie sopravvivono e continuano a reclutare sempre più giovani, perciò don Peppe parlava a loro, chiedendo di essere parte attiva della comunità e di ribellarsi al potere camorristico, a non farsi sedurre da messaggi accattivanti ma ascoltare gli educatori, che sono quelli che vi vogliono un sacco di bene».