Attualità

FAMIGLIA. Divorzio breve in aula. Con rinvio

martedì 22 maggio 2012

​Il cosiddetto "divorzio breve" (un anno invece di tre, e due anni se ci sono figli minori) nel testo unificato giunge per la discussione alla Camera accompagnato da tanti sì, ma anche da non poche critiche e da una ventina di emendamenti pesanti.Una breve discussione, ma si capisce già che il voto, previsto per la prima metà di giugno, segnerà lacerazioni. I distinguo si sono già manifestati. «Non si tratta di un voto etico né di un voto che deve dipendere da alcuna indicazione politica perché la coscienza è individuale», dice il relatore del testo di legge Maurizio Paniz (Pdl). Subito uno stop viene dal suo stesso partito. Barbara Saltamartini è tra i firmatari dei vari emendamenti: «In un momento in sui siamo tutti preoccupati per gli effetti della crisi  – dice – e per le difficoltà crescenti per la famiglia, la società non deve contribuire a renderla più fragile a partire dal tema del divorzio breve». Gli emendamenti propongono di mantenere gli attuali tre anni, in caso di coppie con figli minori, e due anni negli altri casi. Se dal governo viene – espresso dal sottosegretario alla Giustizia Salvatore Mazzamuto – una ben poco tecnica «assoluta condivisione» del "divorzio breve", molti altri sono i giudizi negativi. In sostanza, si obietta, se la questione nasce dalle lungaggini, basta intervenire perché i tre anni della procedura siano rispettati: la coppia avrebbe più tempo per riflettere e decidere. Anche perché – la sottolineatura è di Luisa Santolini (Udc) – con i tanti problemi che vive il Paese restano argomenti più importanti da affrontare. No anche di Eugenia Roccella (Pdl): «Una legge che, nelle intenzioni, vorrebbe alleggerire lo stress della separazione – dice – potrebbe portare invece ad alleggerire l’impegno matrimoniale, l’idea che una famiglia è nata per durare e che scioglierla con il divorzio è l’ultima delle soluzioni possibili». «L’urgenza dei nostri tempi non è rendere ancor più facile il divorzio, bensì restituire valore al matrimonio», ha rimarcato il senatore Carlo Giovanardi, responsabile Politiche Familiari del Pdl.Il no della Lega è stato portato in aula da Massimo Polledri. Contraria (ma il parere non lo ha espresso in Aula) Paola Binetti (Udc): «Lasciare i due tempi, quello della separazione prima di quello del divorzio – sostiene – può aiutare i coniugi a riflettere sul rapporto ed eventualmente a tornare a costruire la famiglia». Molti i pareri favorevoli ad accorciare i termini, tra i quali spiccano quelli di Flavia Perina (Fli) e Doris Lo Moro (Pd): «Una legge di questo genere – si sostiene sfidando il paradosso – agevola il matrimonio, perché agevola le persone a ricostruirsi una famiglia».IL FORUM DELLE FAMIGLIE: BENE UN RINVIO«Ben venga un rinvio su tema che richiede senza dubbio una riflessione più attenta» interviene così Francesco Belletti, presidente del Forum, a proposto del dibattito sul divorzio breve. Non si tratta di tener conto solo degli interventi di autorevoli esponenti della Chiesa. Il card. Bagnasco ha affermato che l’accorciamento dei tempi del divorzio potrebbe rendere ancora più fragile la famiglia. Gli fa eco, oggi, il card. Antonelli, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia per il quale invece di accorciare i tempi del divorzio bisognerebbe "aiutare le persone a ricostruire le famiglie”.Anche molti dei parlamentari intervenuti nel dibattito sono di questo avviso. L’onorevole Saltamartini afferma che invece di “privatizzare le relazioni familiari” è opportuno “lavorare per potenziare le procedure attraverso cui risolvere i conflitti familiari” e prevenirli. Per l’onorevole Polledri “una società che semplifica il divorzio è una società che getta la spugna dinanzi alle difficoltà delle coppie e che le abbandona alle loro crisi ed ai loro problemi”. L’onorevole Santolini si chiede: “è davvero necessaria questa sorta di anestesia sociale del divorzio? La priorità non dovrebbe essere quella di sostenere le coppie quando attraversano momenti bui?”. L’onorevole Roccella ha detto che “questo Paese deve porsi il problema di politiche familiari serie” ma anche questo sarà inutile ”senza una valorizzazione culturale della famiglia, della maternità e della paternità”.«Sembra quasi» riprende Belletti «che la politica cerchi diversivi per intervenire sulla famiglia così da nascondere l’incapacità di affrontare i nodi prioritari. E soprende anche che l’embargo su tutti i temi caldi per non disturbare il manovratore valga solo per alcune cose e non per altre. Sul divorzio breve il Parlamento, come la società, è a dir poco diviso. Ma a quanto pare, in questo caso, il manovratore si può disturbare»