Attualità

Il fatto. Boom dei disturbi alimentari, ecco il virus degli adolescenti

Fulvio Fulvi sabato 13 marzo 2021

Disagio

Anoressia e bulimia nervose, fame emotiva ed altri squilibri nel rapporto quotidiano con il cibo. I disturbi del comportamento alimentare, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, registrano un aumento dei casi del 30% circa.

Dai dati di un’indagine Survey diffusi dal ministero della Salute risulta infatti che nel primo semestre del 2020 sono stati rilevati 230.458 nuovi casi: nello stesso periodo dell’anno precedente erano stati 163.547. Numeri del tutto provvisori, visto che dall’emergenza coronavirus non siamo ancora usciti. E i soggetti di sesso maschile che si sono presentati al Pronto soccorso nel segmento temporale preso in esame sono aumentati di quattro volte.

Sia l’anoressia – seconda causa di morte, dopo gli incidenti stradali, nella fascia d’età dai 12 ai 18 anni – che la bulimia, dunque, non sarebbero più, patologie che interessano quasi esclusivamente bambine e ragazze. E si stima, in base a una valutazione delle autorità sanitarie, che i disturbi dell’alimentazione incidano sul 5% della popolazione complessiva. Inoltre, sempre secondo gli esperti, si stanno verificando, nei pazienti già in cura, peggioramenti della malattia dovuti ad eventi traumatici avvenuti attraverso l’isolamento sociale, la permanenza forzata a casa, la chiusura delle scuole e, in generale, il distacco dagli amici e l’annullamento delle iniziative di coinvolgimento sociale.

E c’è da aggiungere che le strutture di aiuto e assistenza (sono 146 quelle tra pubblico e privato che operano in Italia, concentrate soprattutto al Centro e al Nord), durante il lockdown hanno dovuto chiudere gli accessi e sospendere le attività mentre alcune volte è capitato che gli ospedali, con i medici impegnati nella cura dei malati di Covid, sono stati costretti a escludere dai ricoveri e dai trattamenti ambulatoriali anche le persone affette da Dca.

Non solo ragazze. I soggetti di sesso maschile che si sono presentati
nei Pronto soccorso sono aumentati di quattro volte

Un’altra emergenza nell’emergenza sanitaria della pandemia che sta stravolgendo il mondo. Le terapie, basate principalmente sui colloqui psicologici e clinici vis-à-vis, sono state sostituite, laddove è stato possibile, con le videochiamate. Ma non è la stessa cosa – dicono gli specialisti – anche perché è diventata pressoché impossibile una valutazione nutrizionale, prima condizione per stabilire un percorso di cura. «E in particolare, tra gli effetti del lockdown su chi ha disturbi alimentari – spiega lo psichiatra Pierandrea Salvo, della Società italiana di psicopatologia dell’alimentazione – si manifesta un aumento di ansia, depressione ed autolesionismo a cui si aggiunge la preoccupazione per l’allentamento del contatto con i curanti».

«Bisogna sapere che non si muore per anoressia e bulimia, ma per la mancanza di cure» precisa Stefano Bertomoro, vice-presidente del Coordinamento nazionale disturbi alimentari, organizzazione di volontariato nata nel 2014, dalle esperienze di familiari, ex pazienti e professionisti e da 17 associazioni che operano in Veneto, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Basilicata, Lazio e Puglia, accomunati dal desiderio di dare risposte sinergiche ai problemi dei disturbi del comportamento alimentare.

«La cura è possibile e più efficace se la persona affetta da un disturbo del comportamento alimentare viene seguita da un’équipe multiprofessionale in tutte le fasi della malattia – precisa Bertomoro, che è anche responsabile della “Casa della farfalla”, a Portogruaro – che va innanzitutto riconosciuta come tale».

I numeri dell'emergenza​

30% - L’incremento in Italia, nel primo semestre del 2020, dei casi di anoressia e bulimia

230.458 - I nuovi casi di pazienti affetti da disturbi alimentari registrati da gennaio a giugno 2020

146 - I centri diurni, pubblici e privati, dove si curano i disturbi alimentari in Italia