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Rapporto Invalsi. La dispersione in calo, i divari no. E la matematica è una voragine

Paolo Ferrario giovedì 11 luglio 2024

Forse siamo migliori di quanto crediamo e di come ci rappresentiamo. Parliamo, per esempio, della dispersione scolastica, spina nel fianco del nostro sistema d'istruzione. Nel 2000 la quota degli Elet, cioè della popolazione tra i 18 e i 24 anni che non aveva acquisito un diploma di scuola superiore o una qualifica professionale era al 25,1%. Praticamente, una persona su quattro, in quella fascia d'età, all'inizio del Terzo millennio era in una condizione di grave arretratezza. «Oggi, invece, possiamo dire che i giovani si stanno riappacificando con la scuola, perché la scuola ha migliorato la capacità di trattenerli», esulta il presidente dell'Invalsi, Roberto Ricci, presentando l'ultimo Rapporto nazionale. Dal 2018 ad oggi, la dispersione scolastica esplicita ha continuato a scendere. In particolare, nell'ultimo triennio siamo passati dal 12,7% del 2021, all'11,5% del 2022, al 10,5% del 2023. E, quest'anno, il dato è ulteriormente calato attestandosi, per la prima volta, sotto la soglia psicologica del 10% e arrivando al 9,4%. In pratica, è già stato raggiunto il traguardo posto dal Pnrr per il 2025 (10,2%) ed è molto vicino anche quello identificato dalla Commissione europea per il 2030 (9%).

Positivo anche l'andamento della dispersione scolastica implicita, che misura la quota di studenti che terminano il percorso scolastico senza aver acquisito le competenze fondamentali previste al termine di tale percorso. Nel 2019, da quando è iniziata la rilevazione, la dispersione implicita era al 7,5%, salita poi al 9,8% nel 2021 (complice la pandemia e la sospensione delle lezioni in presenza), restando sopra il 9% anche nel 2022 (9,7%), per scendere all'8,7% l'anno scorso. Quest'anno, secondo il Rapporto Invalsi, la dispersione implicita è al 6,6%, valore più basso da quando è misurata.

Fin qui i valori medi nazionali. Se, invece, andiamo ad analizzare i risultati a livello di territori, vediamo che il Nord Ovest ha un tasso di dispersione implicita del 3%, meno della metà del dato medio nazionale (6,6%). Ancora meglio fa il Nord-Est (2,5%), mentre il Centro si attesta al 6,1%. ancora sotto la media nazionale. La dispersione torna in doppia cifra al Sud (11,8%) e si ferma poco sotto il 10% (9,2%), nella macro area Sud e Isole, che comprende Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna.

I divari territoriali cominciano a manifestarsi fin dalle scuole elementari. In quinta classe, sia in Italiano che, soprattutto, in matematica, l'Invalsi osserva un “grado di diseguaglianza” piuttosto marcato tra il Sud e il resto del Paese. Per la matematica siamo al 21% tra le scuole e al 10% tra le classi della stessa scuola, rispetto al 12% tra scuole e al 5% tra classi del Nord Est. L'indicatore di equità, insomma, segnala una forte diversità di opportunità, soprattutto nei risultati di matematica, tra il Sud e le altre aree del Paese. «Ciò significa - si legge nel Rapporto Invalsi - che la scuola primaria nel Mezzogiorno fatica maggiormente a garantire uguali opportunità a tutti, con evidenti effetti negativi sugli anni scolastici successivi».

A livello generale, il confronto nel tempo degli esiti della scuola primaria evidenzia in II elementare, dal 2023 al 2024, una diminuzione della quota di alunni che raggiunge almeno il livello base previsto in Italiano (69% nel 2023; 67% nel 2024), mentre in matematica si osserva una lieve ripresa dal 2023 al 2024 (64% nel 2023; 67% nel 2024). In V primaria, invece, sia in Italiano (74% nel 2023; 75% nel 2024) sia in Matematica (63% nel 2023; 68% nel 2024) aumenta la quota di studenti che raggiunge il livello base e addirittura in Matematica supera la percentuale del 2022 (66%). Buone notizie anche per quanto riguarda l’Inglese, sia nella prova di Reading (87% nel 2023; 95% nel 2024) sia di Listening (81% nel 2023; 86% nel 2024) che registra una crescita della
quota di alunne e alunni che raggiunge il prescritto livello A1 del Qcer.

Gli esiti registrati nella scuola secondaria di primo grado nel 2024, come era avvenuto nel 2023, confermano che si è fermato il calo in Italiano e matematica riscontrato tra il 2019 e il 2021, tuttavia non si evidenzia ancora un’inversione di tendenza (rispettivamente in Italiano dal 62% del 2023 si è passati al 60% del 2024, mentre in matematica nel 2023 e nel 2024 il dato è rimasto stabile al 56%). Gli esiti di Inglese (sia Listening sia Reading) sono invece in netto miglioramento (rispettivamente in Inglese Listening si è passati dall’80% nel 2023 all’82% nel 2024; mentre in Inglese Reading dal 65% nel 2023 al 68% nel 2024). «Purtroppo - osserva nuovamente l'Invalsi - rimangono ancora molto marcati i divari territoriali: in alcune regioni del Mezzogiorno si riscontra un maggior numero di allievi con livelli di risultato molto bassi».

Infine, i risultati nella scuola secondaria di secondo grado evidenziano nelle classi seconde una contrazione generalizzata degli apprendimenti in Italiano (63% nel 2023; 62% nel 2024), mentre in matematica i risultati sono complessivamente stabili (55% nel 2023 e nel 2024). Per quanto riguarda l’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado, si registra un apprezzabile miglioramento rispetto agli anni passati in tutte le discipline osservate. Infatti, sia in Italiano (51% nel 2023; 56% nel 2024) sia in Matematica (50% nel 2023; 52% nel 2024) si evidenzia un incremento rispetto al 2023. Anche gli esiti di Inglese Listening (56% nel 2023; 60% nel 2024) e di Inglese Reading (42% nel 2023; 45% nel 2024) sono in netto miglioramento.