LA VENDITA DEI BENI. Dismissioni al via progetto da 500 miliardi
Le dismissioni arrivano in Consiglio dei ministri. L’araba fenice di cui si parla da più di un anno, in relazione al federalismo demaniale, e con sempre più insistenza negli ultimi mesi nella drammatica necessità di reperire risorse a contenimento del debito e per lo sviluppo, esce dal limbo. Solo un primo passo, un "giro di tavolo" come si dice nel gergo interno del governo tecnico, o poco più, per poter passare alla fase operativa col concorso di tutti i livelli interessati. Dal governo non emergono ipotesi accreditate sulle cifre, anche se si conta a regime di poter reperire fino a 500 miliardi, una vera e propria manna per le nostre casse. Più realisticamente si parla di circa 30-40 miliardi che sarebbe possibile rastrellare in tempi ravvicinati. C’è, in ogni caso, la consapevolezza di poter innescare - se si parte col piede giusto - un meccanismo a catena in grado di immettere nel circuito enormi liquidità ulteriori attraverso il meccanismo dei fondi di investimento immobiliari. «La bicicletta è ferma, che si parta è un’ottima notizia», sintetizza il presidente dell’Anci Graziano Delrio, che ha partecipato attivamente a questo processo per conto dei Comuni, interessati a rendere operativo il federalismo demaniale fin qui solo enunciato.Non c’è tempo da perdere, però. Quella che Bankitalia offre, il nuovo record del debito pubblico ad aprile con 1.948 miliardi e mezzo (due in più rispetto a marzo), è una pessima notizia. Vuol dire che le politiche del rigore rischiano, da sole, di avvitarsi su se stesse se non si riesce da aggredire la spesa e se non si reperiscono nuove entrate da fonti diverse dalla tassazione. Il piano che oggi il ministero dell’Economia, di concerto con lo Sviluppo economico, porta in Consiglio dei ministri dopo un lungo confronto con le amministrazioni interessate (in primo luogo la Difesa) prevede innanzitutto l’incarico da conferire alla Cassa Depositi e prestiti (società controllata al 70 per cento dal Tesoro e al 30 dalle fondazioni bancarie) per aumentare capacità di raccolta sul mercato laddove le singole amministrazioni, fin qui, non si sono rivelate in grado di procedere efficacemente da sole. Obiettivo: dare vita a un’operazione di abbattimento dello stock di debito. Altra operazione in avanzata fase di elaborazione, che potrebbe essere decisa oggi, è la cessione di Sace e Fintecna, società controllate dal Tesoro che un recente studio di Mediobanca ha valutato 9 miliardi. Risorse che servirebbero alla Cassa Depositi e prestiti per fornire una prima dotazione (si parla di oltre un miliardo) da un lato al nuovo ramo societario dedicato all’acquisizione del patrimonio pubblico (Società di gestione del risparmio) dall’altro ai fondi immobiliari cui si pensa per drenare nuove risorse, soprattutto da enti previdenziali privati dotati di ingenti liquidità. Ma, come ha chiarito Mario Monti, si dovrebbe trattare particolarmente - in questa prima tranche - di avviare le dismissioni degli enti locali.
Un piano complesso che dovrebbe prevedere anche privatizzazioni e valorizzazioni, ossia utilizzi fruttiferi di beni attualmente non utilizzati o sotto-utilizzati, che a regime potrebbero portare - si calcola - 10 miliardi l’anno.Un’operazione su cui spinge anche Corrado Passera che nel suo spasmodico impegno di reperire risorse per la crescita definisce la valorizzazione degli asset pubblici, «una delle tre leve per trovare risorse», con la lotta all’evasione e la spending review. E, pur nella consapevolezza che la maggior parte dei fondi che sarà possibile reperire da questa complessa operazione dovrà giocoforza andare a contenere il debito, una quota - negli auspici del ministro dello Sviluppo - dovrà andare a finanziare la crescita. Oltre alle misure messe in campo oggi, ne è già pronta un’altra: un credito d’imposta per le aziende che investono su ricerca e innovazione.Lo scatto in avanti mette d’accordo tutta l’anomala maggioranza. Parla di «mole epocale» Pierluigi Bersani. «Quello a cui penso è la proposta dell’Anci, ed è una cosa positiva, che va ben organizzata». Una scelta giudicata «positiva» anche dal Pdl con Daniele Capezzone che rivendica le dismissioni di asset pubblici, come «proposta più volte avanzata dal Popolo della libertà. Ora però - aggiunge - occorre più coraggio, vanno pensate non solo come "toppa" congiunturale, ma come una strategia di fondo per aggredire la montagna del debito pubblico e per iniziare a ridurre una pressione fiscale insostenibile». «Molto soddisfatto», si dice il segretario repubblicano Francesco Nucara. Fuori dal coro il sindaco Luigi De Magistris: «Non venderemo i gioielli di Napoli», avverte. «Sì a vendita, no a svendita», apre parzialmente, (ma è già tanto) Felice Belisario, per Italia dei valori.