Buona scuola. Disabili, l'integrazione così non va
È cominciato in salita, il percorso parlamentare dei decreti attuativi della legge 107/2015 “Buona scuola”, almeno per ciò che riguarda l’inclusione degli alunni disabili. Convocate in audizione alle Commissioni Cultura e Affari sociali della Camera, le associazioni delle famiglie dei disabili (224.509 quelli inseriti a scuola), hanno sostanzialmente bocciato l’impianto della norma. Che, in sintesi, si legge in una nota del Miur, prevede la «semplificazione e lo snellimento» della burocrazia, «maggiore continuità didattica» e «insegnanti di sostegno più formati e preparati». Impegni che le associazioni temono restino soltanto sulla carta.
«Retorica dichiarazione d'intenti»
«Il decreto – sottolinea un comunicato del Forum delle associazioni familiari, che ha tra i propri associati l’Unione famiglie handicappati Ufha – non tiene conto delle effettive esigenze e dei diritti delle persone con disabilità e rischia di apparire una retorica dichiarazione di intenti, priva di ogni effetto concreto».
Una «riapertura del confronto» è invocata dalla Fish, la Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish), che, sottolinea il presidente Vincenzo Falabella, ha presentato «richieste irrinunciabili per poter considerare questi provvedimenti per lo meno non in contrasto con la Costituzione e con la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità».
«Più partecipazione»
Nello specifico, la Fish ha chiesto che sia assicurata «la partecipazione di disabili, famiglie, enti locali e sanitari alla quantificazione delle risorse per una effettiva inclusione», la «concreta realizzazione della continuità didattica» e il «tetto massimo inderogabile di 22 alunni per classe», in presenza di un alunno disabile. Un’altra richiesta «forte» riguarda «la formazione iniziale sulle didattiche inclusive per tutto il personale scolastico, in particolare per i docenti curricolari di scuola secondaria».
Rilievi all’impianto della norma sono arrivati anche dalla Fand, la Federazione tra le associazioni nazionali dei disabili. «Per noi – dice il presidente Franco Bettoni – è inaccettabile la soppressione dell’articolo 15 della legge 104/92 alla quale consegue che le famiglie e le Associazioni dei disabili vengono escluse dal percorso che definisce le risorse necessarie per il sostegno. In merito alla formazione degli insegnanti per il sostegno – aggiunge Bettoni – abbiamo poi ribadito la necessità di una formazione più specifica che comprenda anche la conoscenza delle tecnologie assistive, per favorire l’inclusione scolastica e facilitare l’apprendimento dei ragazzi con disabilità, rilevando che la continuità didattica così formulata, non è assolutamente garantita considerando che, per noi, non riguarda solo quella del docente per il sostegno».
Docente di sostegno sempre presente
Che, comunque, deve sempre essere assicurato, come ha ribadito, pochi giorni fa, il Tribunale di Livorno con un’ordinanza. In mancanza di insegnanti di sostegno, ha ricordato il giudice - esprimendosi sul caso sollevato dalla famiglia di una studentessa delle superiori - assegnare docenti curricolari o di potenziamento costituisce discriminazione diretta. Eppure, almeno stando al sindacato autonomo Anief, i posti per gli insegnanti di sostegno (118.126 quelli attualmente in servizio), non mancano, visto che «sono almeno 40mila quelli vacanti».