Attualità

LA SFIDA EDUCATIVA. Disabili in classe? Percorso possibile

Paolo Ferrarrio giovedì 18 novembre 2010
Le scuole materne cattoliche della Fism diventano riferimento, in Italia, per l’integrazione dei bambini disabili. La Federazione (8mila scuole materne, pari all’80% delle scuole dell’infanzia non statali, presenti in 4.800 Comuni italiani e frequentate da oltre mezzo milione di bambini) è infatti tra i protagonisti di Abcd, il Salone italiano dell’educazione, in corso di svolgimento alla Fiera di Genova, dove ieri la Fism è stata chiamata a presentare il proprio modello pedagogico-educativo. «Il nostro è un modello stellare, con un’insegnante di riferimento e la presenza di altre insegnanti, tra cui anche quella di sostegno per i bimbi disabili», ha spiegato Biancamaria Girardi, responsabile nazionale del settore disabilità della Fism, che in 5mila scuole ha favorito l’inserimento di circa 4.500 bimbi disabili tra i 3 e i 6 anni. Stando ai dati più recenti forniti dal Ministero dell’Istruzione, gli alunni disabili inseriti nelle scuole dell’infanzia italiane sono invece 13.906 (erano 13.582 lo scorso anno scolastico), mentre le insegnanti di sostegno sono 8.674, rispetto agli 8.188 dell’anno scorso. Pertanto, il rapporto tra alunni e docenti di sostegno è passato da 1,66 dell’anno scorso a 1,60 di quest’anno.«Il modo migliore per favorire l’inserimento dei bambini disabili – ha aggiunto Girardi – è creare un clima di accoglienza, favorendo la possibilità di incontro tra bambini. Un incontro non per andare alla ricerca di ciò che manca nei bimbi disabili, ma per mettere in luce il bene che c’è. Come tutti i bambini, infatti, anche il bimbo disabile ricerca amicizia e desidera stare con gli altri».In questo senso, proprio la visione cristiana della vita che caratterizza il metodo educativo delle scuole Fism, porta l’intera comunità scolastica a farsi carico della disabilità. «Con il modello stellare – ha ribadito Biancamaria Girardi – il bimbo disabile non è “attribuzione” di un unico docente, l’insegnante o educatore di sostegno, o di un’unica sezione, ma è accolto dalla scuola nella sua interezza; una scuola che è comunità e che insieme si prende cura di tutti i bambini ad essa affidati, con o senza disabilità».Un lavoro impegnativo che le scuole materne della Fism compiono in stretta collaborazione con le famiglie. Un rapporto non soltanto ricercato dalla scuola ma anche, per certi versi, obbligato, vista l’esiguità dei contributi statali riservati alle scuole dell’infanzia che accolgono i disabili. «In media – ha ricordato Girardi durante il seminario tenuto ieri a Genova – dallo Stato riceviamo un contributo annuo di circa mille euro per disabile, una miseria che non basta di certo a coprire i costi di un’insegnante di sostegno».Evidente la disparità di trattamento rispetto alle scuole statali - dove esiste un’insegnante di sostegno quasi per ciascun bimbo disabile - nonostante le materne paritarie, giova ricordarlo, dal 2000 facciano parte a tutti gli effetti del sistema nazionale di istruzione, tanto quanto le scuole gestite dallo Stato e consentano un risparmio alle casse pubbliche di più di 4 miliardi di euro all’anno.«Questa mancanza di fondi – ha ribadito con forza Girardi – nega un diritto dei bambini disabili e delle loro famiglie, quello di una reale parità di accesso alla scuola che copra tutti i bisogni. Questo è un elemento di alta criticità che, purtroppo, il Ministero non ha ancora recepito come tale ma che, nel contempo, non ci scoraggia di certo. Noi, pur con grande fatica, come scuole cattoliche ci siamo presi, ormai otto anni fa, l’impegno di accogliere i bambini disabili, attuando specifiche modalità di intervento e stringendo convenzioni con i Comuni». Insomma: dove non arriva lo Stato centrale ci pensa la fantasia delle scuole e degli enti locali. Un’altra modalità di declinazione, sul territorio, del principio di sussidiarietà.