Trieste. Per gli «analfabeti di democrazia» il vocabolario di Mattarella
Sergio Mattarella durante il suo discorso a Trieste
La democrazia è un bene prezioso, ma non può trasformarsi in assolutismo della maggioranza, in un esercizio del potere senza limiti. Anche perché non è una conquista acquisita una volta per tutte. «Battersi affinché non vi possano essere “analfabeti di democrazia”, è una causa primaria, nobile, che ci riguarda tutti. Non soltanto chi riveste responsabilità o eserciti potere». L’intervento di Sergio Mattarella suggella la giornata inaugurale della Settimana sociale dedicata proprio ad andare al «cuore», ossia alla storia e alla attualità, di questa parola, messa in discussione da segnali che vengono dal vissuto del nostro Paese, ma anche dai modelli che la scena internazionale propone.
Il passaggio più importante lo fa citando Egidio Tosato, giurista e poi costituente intervenuto alla cruciale Settimana sociale di Firenze del 1945. Il quale, ricorda Mattarella, «contestò l’assunto di Rousseau, in base al quale la volontà generale non poteva trovare limiti di alcun genere nelle leggi, perché la volontà popolare poteva cambiare qualunque norma o regola». Tosato parlò di una «presunta volontà generale» che in realtà «è la volontà di una maggioranza, che si considera come rappresentativa della volontà di tutto il popolo» e che «può essere, come spesso si è dimostrata, più ingiusta e più oppressiva che non la volontà di un principe». Fu, rimarca Mattarella, «un fermo no, quindi, all’assolutismo di Stato, a un’autorità senza limite, potenzialmente prevaricatrice». Invece, «la coscienza dei limiti è un fattore imprescindibile di leale e irrinunziabile vitalità democratica». Cita Guido Gonella, relatore anch’egli alla Settimana di Firenze nel 1945, che indicò il rischio «di poter passare con indifferenza dall’assolutismo alla demagogia, per ricadere all’indietro verso la dittatura». Ma cita anche Norberto Bobbio che sottolineava «l’imprescindibilità della definizione e del rispetto delle “regole del gioco”» e il ruolo «insopprimibile delle assemblee elettive», segnalando anche lui il tema dei «limiti alle decisioni della maggioranza, nel senso che non possano violare i diritti delle minoranze e impedire che possano diventare, a loro volta, maggioranze».
Repubblica che, rimarca Mattarella in conclusione, ha saputo percorrere molta strada, ma il compito di far sì che tutti prendano parte alla vita della sua società e delle sue istituzioni non si esaurisce mai. Ogni generazione, ogni epoca, è attesa alla prova della «alfabetizzazione, dell’inveramento della vita della democrazia. Prova, oggi, più complessa che mai, nella società tecnologica contemporanea».