"Saneremo questa ferita" assicura il Pd. Il giorno della sentenza della corte dei diritti dell'uomo che accusa l'Italia di non avere una legge che punisca la tortura il clima politico si scalda con accuse, dai toni più o meno aspri, contro l'immobilismo dell'Italia che da decenni discute sull'introduzione di questo reato (la prima proposta risale al 1989, qualche anno dopo la ratifica da parte dell'Italia della convenzione dei diritti umani contro la tortura). "La sentenza riapre una ferita mai veramente sanata - ha detto
Emanuele Fiano, responsabile riforme del Pd assicurando che in settimana si inizierà a votare la legge -. In quei giorni a Genova una catena di ordini e responsabilità improprie causò violenze inaudite, provocando vittime tra i manifestanti e trascinando nel fango le forze dell'ordine protagoniste di tanta inumana brutalità. Una moderna democrazia europea non può permettersi di rimanere indifferente". Per il sindaco di Genova
Marco Doria si tratta di "una sentenza di grande valore, non solo da rispettare ma da condividere pienamente. La città di Genova, che è stata teatro di quelle violenze, la accoglie come fatto di verità e di giustizia". Il leader dei radicali
Marco Pannella annuncia uno sciopero della sete per denunciare la situazione infame dell'Italia. "La nostra è una lotta che vogliamo condurre con e non contro il presidente Mattarella. Se non ci fosse la giurisdizione europea ma solo il Parlamento italiano avremmo una situazione peggio che fascista, inafame e infamante".
Il Movimento Cinque Stelle da parte sua contesta l'impianto del disegno di legge sulla tortura, ritenuto inefficace. "E' una vergogna che non ci sia oggi un reato di torurna ma sarebbe ancora più vergognoso concludere una legge inefficace come quella formulata con l'attuale testo che presto verrà votato dalla Camera" dicono i membri della commissione Giustizia criticando una serie di "incisi che in combinazione tra loro renderanno l'accertamento del reato difficile se non impossibile. Di una "vergogna annunciata per l'Italia" parla
Vittorio Agnoletto ai tempi del G8 portavoce del Genoa Social Forum. "Il reato di tortura è previsto nella maggioranza dei paesi europei ed è a tutela di tutti i cittadini. Per questo una polizia che agisce nella legalità non dovrebbe avere alcun timore della sua istituzione".
L'associazione Antigone, che si occupa dei diritti dei detenuti, mette l'accento su analoghi ricorsi ancora pendenti. "A Strasburgo c'è un altro ricorso analogo per le violenze nel carcerei di Asti dove ugualmente la Corte ha riunucniato a punire in mancanza del reato. Seriamo che questa sentenza renda rapida la discussione parlamentare e ci porti ad una legge fatta presto e bene". Sulla vicenza interviene anche
Giuliano Giuliani, papà del giovane uciso negli scontri in piazza a Genova in occasione del G8. "Oggi resta la rabbia perchè questa cosa è bella ma resa impunito l'omicido di Carlo". Per la mamma di Carlo i
fatti della Diaz "fecero emergere con evidenza l'uso di un
sistema Genova, cioè la criminalizzazione di chi protesta, che
ancora oggi viene usato spesso come dimostrano i fatti di
Niscemi e della Val di Susa".