La sentenza pubblicata dal tribunale di Strasburgo che condanna l'Italia per tortura, parte da un ricorso presentato dal manifestante veneto
Arnaldo Cestaro all'epoca 61enne, a cui è stato assegnato un
indennizzo da 45.000 euro. Cestato è nato ad
Agugliaro, in provincia di Vicenza, l'11 maggio del 1939. Oggi
ha 75 anni e vive a Padova. Fin da giovane aderì al Partito
Comunista e, nell'estate del 2001, parte per Genova con i
compagni delle sezioni di Rifondazione Comunista di Vicenza e
di Montecchio Maggiore. Arrivato nel capoluogo, il 21 luglio
partecipa alla manifestazioni pacifiche della mattinata e,
verso sera, decide di trascorrere la notte in città ma, non
conoscendola, chiede quindi consiglio ad una signora che lo
accompagna alla scuola Diaz. Cestaro entra nell'edificio e cerca un
posto dove trascorrere la notte. Si sistema proprio a ridosso
della porta d'entrata, sul pavimento in legno della palestra.
Esce a mangiare un boccone e poi rientra, stanco e provato
dalla giornata. Si addormenta quasi subito ma poco prima della
mezzanotte sente un rumore infernale e pochi istanti dopo la
porta di ingresso viene sfondata. Subito pensa ad un attacco
dei black bloc ma si rende conto che invece è la Polizia,
responsabile di una spedizione punitiva di una violenza
inaudita. Arnaldo cerca di difendersi dai manganelli, grida che
è un anziano, una persona pacifica. È lui l'uomo con i
capelli bianchi citato dal vice questore Michelangelo Fournier
nella deposizione davanti ai giudici, durante il processo per i
fatti della Diaz. Fournier raccontò ai magistrati di aver urlato
"basta!" ai poliziotti che stavano picchiando un'uomo anziano.
Quell'uomo anziano, Arnaldo Cestaro: quella notte venne portato
in ospedale con dieci costole rotte, un braccio e una gamba
rotte, la testa piena di ematomi e il corpo pieno di
lividi.