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Milano. La bimba di 18 mesi abbandonata e morta di stenti: «Sono una buona mamma»

Davide Parozzi, Milano venerdì 22 luglio 2022

Palloncini appesi al cancello dell'abitazione di Ponte Lambro dove è morta una piccola di sedici mesi

Non ha voluto parlare con i giornalisti la madre di Alessia P., la trentaseienne accusata dell'omicidio volontario della figlia Diana di quasi un anno e mezzo, dopo averla abbandonata per 6 giorni. Nel tardo pomeriggio di venerdì la nonna di Diana è arrivata a passo svelto in via Parea, strada chiusa nel quartiere popolare di Ponte Lambro dove si trova l'abitazione dove è morta la piccola. Insieme a lei un uomo che l'ha aiutata a portare una borsa della spesa. "Andate via o vi denuncio", ha urlato ai cronisti prima di infilarsi nella cancellata della palazzina dove la figlia abitava con la nipotina.

Quando le hanno messo le manette ha protestato dicendo di essere «una buona mamma» ma la scena che i poliziotti si sono trovati davanti entrando nella sua casa non lasciava adito a dubbi. La figlia della donna, Diana, 16 mesi appena, era nel suo lettino da campo, morta. Accanto un biberon con un poco di latte e un flacone a metà di un potente ansiolitico. Nient’altro. La mamma, Alessia P., 36 anni, aveva abbandonato la piccola e se ne era andata per sei giorni con il nuovo compagno a Leffe in provincia di Bergamo.

All’uomo aveva raccontato che la bambina era al mare con la nonna. Nulla di vero, in realtà l’aveva lasciata per inseguire l’ennesimo sogno d’amore. Non quello con il papà della piccola, che non sarebbe neppure della sua esistenza, né quella con l’ex compagno. Quando ha scoperto quanto accaduto ha chiamato il 118 che ha allertato la Squadra Mobile.

Sul luogo della tragedia, a Ponte Lambro in via Parea, una donna ha attaccato palloncini bianchi con frasi d’affetto verso Diana. Un gesto di pietà che non nasconde l’orrore di una vicenda che ha ancora dei punti da chiarire. Come quello che nessuno ha sentito la piccola piangere da giovedì scorso il giorno in cui è stata lasciata sola. Forse la mamma l’ha sedata prima di partire con En (un ansiolitico potente, appunto) o forse ha fatto di peggio.

Spetterà all’autopsia dire una parola definitiva anche se l’ipotesi prevalente è che la piccola sia morta di stenti. La procura procede per l’ipotesi di reato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. Oltre alla dinamica resta da capire cosa ha spinto la donna a fare tutto questo. Forse un istinto materno mai sbocciato: i vicini non ricordano grandi gesti di affetto quando portava la piccola a passeggio per le vie del quartiere. Tra le signore sedute sulle panchine a pochi metri dall’abitazione c’è chi ricorda che Alessia avrebbe chiesto più volte alle vicine di curare la piccola mentre lei si allontanava. E l’atteggiamento appariva spesso freddo e distaccato.

"Non era una mamma buona, non giocava mai con lei, non la portava a passeggio. La teneva sempre nel passeggino": commenta una vicina di casa. "Era una persona un po' schiva non dava molta confidenza" racconta un uomo che abita a poca distanza nella stessa via. Anche i social raccontano poco di Alessia. Nessun post su Instagram, aggiornamento delle immagini su Facebook al 2019 con qualche commento sulle relazioni difficili e sul bisogno di amore.

Quella freddezza che ha meravigliato anche il pm, Francesco De Tommasi, che l’ha sentita in un interrogatorio in carcere per un'ora durante il quale sarebbe rimasta lucida, non avrebbe mai perso il controllo e nemmeno pianto, ma avrebbe invece manifestato la consapevolezza delle tragiche conseguenze del suo gesto. Secondo il pm si tratterebbe di una donna senza scrupoli e pericolosa che sapeva quello che stava facendo e sarebbe capace di tutto. «Sapevo che poteva andare così», avrebbe detto. Un gesto non dettato da una situazione di degrado e di tossicodipendenza, ma pare da una volontà, venuta a galla in modo "intermittente", di far finta di non aver mai dato alla luce quella bambina che, è stato riferito, sarebbe stata il frutto di una relazione clandestina.

Seconda la procura, che chiede che la donna rimanga in carcere, le esigenze cautelari riguardano il rischio di reiterazione del reato: "È evidente che si tratti di un soggetto incapace di controllare i propri impulsi e con una soglia di valori assai bassa - scrive ancora il pm - per ciò solo in grado di porre in essere condotte produttive di effetti deleteri per l'incolumità degli altri, specie dei soggetti più indifesi". Per l'accusa "si tratta di una persona priva di scrupoli e capace di commettere qualunque atrocità (perché tale è il comportamento tenuto dall'indagata) pur di assecondare i propri bisogni personali legati alla necessità di intrattenere, a qualunque costo, relazione sentimentali e amorose con gli uomini".

Alessia P. è accusata di omicidio volontario pluriaggravato e per la procura non ci sono dubbi: "Appare evidente che il comportamento gravissimo tenuto dall'indagata, per altro ripetuto, nei confronti di una bimba di circa un anno e mezzo, fosse finalizzato di fatto anche a cagionarne il decesso e comunque fosse sorretto chiaramente da un dolo eventuale pieno avendo nei fatti agito pure a costo di cagionarne la morte, come da lei sostanzialmente ammesso".

Alessia P. si sarebbe comportata come se la piccola non fosse esistita tant’è che, ha sostenuto davanti al magistrato, non solo non si era resa conto di essere rimasta incinta ma ha anche partorito, senza che il padre lo sapesse, in casa a Bergamo. Da chiarire anche come campasse: non aveva un lavoro e non era assistita né dal Comune né dalla locale Caritas parrocchiale. Qualche soldo arrivava dalla madre, che abita a Crotone e che ieri è arrivata a Milano di corsa, qualche altro dell’ex convivente. Altri da compagni occasionali conosciuti sui social media che frequentava alla ricerca del grande amore.