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Dopo Sardegna. Di Maio: il capo resto io per 4 anni. E lancia il new deal del Movimento

Alessia Guerrieri martedì 26 febbraio 2019

Prova a spingere sull'acceleratore del cambiamento interno, Luigi Di Maio. Dopo le due performance sotto le attese dei pentastellati in Abruzzo e Sardegna, il capo politico del movimento continua a ripetere come un mantra che «le elezioni amministrative non avranno alcun impatto sul governo e sulla vita interna del movimento». Anche perché, continua il vicepremier snocciolando tutti i casi di voto locale con risultati modesti per il M5s poi seguiti da grandi successi a livello politico, «non si può a ogni elezione amministrativa cantare la morte del cigno, la morte del movimento 5 stelle. Il movimento è vivo e vegeto». Per quanto riguarda invece l'apertura alle liste civiche, il vicepremier parla di riflessione senza fretta. Sulle liste civiche, spiega, «inizierei con delle sperimentazioni. Ci sono liste fabbricate in provetta che non ci interessano» mentre «ci sono gruppi civici che sul territorio» collaborano col movimento e «questo può essere interessante. Ma ci vuole tempo, non abbiamo fretta».

E così dopo l'analisi del voto delle regionali va al contrattacco, con la riforma interna del movimento. «Oggi apriamo la discussione all'interno del M5S - dice - con i cittadini italiani per la riorganizzazione del movimento», partendo da una fase di ascolto su quattro temi (organizzazione nazionale e locale del movimento; rapporti con le liste civiche sul territorio; nuove regole per i consiglieri
comunali; temi relativi alle votazioni su Rousseau) che verrà fatta nella zona di ascolto della piattaforma Rousseau. Non si può pensare che essere consigliere comunale sia un privilegio, oggi, continua, «possiamo discutere di nuove regole per i consiglieri comunali, per
esempio che il loro secondo mandato non valga e possano candidarsi anche al consiglio regionale, o in Parlamento». Poi la replica a quanti, come la senatrice Fattori, ne contestano il doppio incarico nel movimento: «Il ruolo del capo politico si discute tra quattro anni. La carica dura cinque anni». E a chi volesse insinuare una rottura con il padre nobile Beppe Grillo, Di Maio risponde secco: «Con Grillo ci siamo sentiti dieci minuti fa. Ci sentiamo spesso e non c'è nessun diverbio». Infine una stoccata al ministro dell'Economia Tria che aveva espresso la sua opinione sulla utilità della Tav: «Vanno bene le opinioni personali, ma il faro è il contratto e si fa quello che c'è scritto. Le elezioni ci saranno nel 2023».