Manovra. Di Maio: reddito di cittadinanza solo a italiani. Ma si può fare?
Il governo manterrà nella manovra 2019 le promesse fatte in campagna elettorale e il reddito di cittadinanza sarà assegnato solo ai cittadini italiani. Lo ha detto il vice premier M5s, Luigi Di Maio, in una intervista a Radio Anch'io su Radio1 Rai, confermando l'intenzione di aumentare il deficit per sostenere le misure della manovra.
«Nella legge di Bilancio ci saranno reddito cittadinanza, superamento della legge Fornero e flat tax... manterremo le promesse», ha detto Di Maio escludendo che il reddito di cittadinanza sia distribuito anche agli immigrati: «È logico restringere la platea ai cittadini italiani». Alla domanda su quale sarà l'asticella del deficit/Pil per il prossimo anno, mediando tra il Tesoro che la vorrebbe interno all'1,6% e Lega e 5 Stelle sopra il 2%, il capo politico grillino ha detto che «il tema non è quanto sforare deficit ma quante risorse servono per migliorare vita italiani. In base a questo calibriamo il deficit».
«La maggior parte delle risorse verrà dal taglio agli sprechi. Se i tagli andranno a regime tra un anno e mezzo facciamo un po' di deficit e poi rientriamo», ha precisato. Sui rapporti con Bruxelles, Di Maio ha detto che «l'Europa ci deve rispettare, siamo un Paese fondatore e la seconda forza manifatturiera» dopo la Germania.
Sui rapporti con l'alleato leghista che ieri ha ricompattato i rapporti con gli alleati di centrodestra, Di Maio ha detto che finora nell'attività di governo c'è stata «lealtà» da parte di Matteo Salvini, ma «è normale che per le prossime elezioni regionali ed europee ognuno si attrezzi per sé».
Il reddito di cittadinanza ai soli italiani. Si può fare?
Il reddito di cittadinanza ai soli italiani rischia di violare sia la Costituzione sia la normativa europea che vieta discriminazioni fra persone residenti nell'Unione. Si tratta di un elemento di cui tener conto, considerando che nel nostro Paese vivono 1,5 milioni di cittadini comunitari, in larga parte romeni. Ma anche per quanto riguarda i cittadini extracomunitari, appare non semplice costruire una misura che permetta di escluderli.
La questione è di forte attualità dopo che ieri il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, ha ricordato come nella proposta di legge presentata nella scorsa legislatura da M5s fossero considerati destinatari del reddito di cittadinanza anche i cittadini stranieri.
Ebbene, ieri Salvini e oggi Di Maio hanno tenuto a sottolineare che gli stranieri non saranno inclusi fra i beneficiari della misura. Una
misura che escludesse gli stranieri sarebbe tuttavia molto probabilmente incostituzionale e contraria al diritto internazionale.
Le parole di Tria
Il ministro dell'Economia Tria, durante la seduta del Senato del 20 settembre, rispondendo a una domanda del senatore Luca
Cirani (FdI) proprio sull'inclusione o meno degli stranieri tra i beneficiari del reddito di cittadinanza, ha dichiarato: "L'iniziativa legislativa già avanzata dal MoVimento 5 Stelle nel corso della precedente legislatura, il disegno di legge n. 1148 del 2013 prevedeva che a tale misura potessero accedere i cittadini italiani o di Stato membro dell'Unione europea residenti sul territorio nazionale. Per quanto concerne i cittadini di Paesi terzi, invece, la disposizione in questione condizionava la fruibilità del sostegno al fatto che i rispettivi Paesi di origine avessero sottoscritto convenzioni bilaterali di sicurezza sociale con l'Italia".
L'articolo 4 del disegno di legge del M5S del 2013, citato da Tria diceva: "Hanno diritto al reddito di cittadinanza i soggetti che risiedono nel territorio nazionale", in particolare "i soggetti in possesso della cittadinanza italiana o di Paesi facenti parte dell'Unione europea" e "i soggetti provenienti da Paesi che hanno sottoscritto convenzioni bilaterali di sicurezza sociale".
Di quanti stranieri stiamo parlando?
La platea degli stranieri potenzialmente interessati - al di là della loro situazione reddituale - sommando i cittadini residenti in Italia che hanno un passaporto di uno degli altri 27 Stati dell'Unione europea a quelli, sempre regolarmente residenti, che hanno un passaporto degli Stati che hanno stipulato Paesi convenzioni bilaterali di sicurezza sociale. I cittadini Ue residenti in Italia, in base ai dati Istat relativi al primo gennaio 2017, ammontano a 1.564.777 persone, nella grande maggioranza dei casi provenienti dalla
Romania (1.190.091). Gli Stati con cui l'Italia ha convenzioni nella sicurezza sociale, secondo quanti riporta l'Inps, sono: Argentina, Australia, Brasile, Canada e Quebec, Israele, Isole del Canale e Isola di Man, Messico, Principato di Monaco, Repubblica di Capo Verde, Repubblica di Corea, Repubblica di San Marino, Santa Sede, Tunisia, Turchia, Stati Uniti d'America, Uruguay, Venezuela, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia, Montenegro e Serbia.
Facendo la somma, di nuovo sui dati Istat aggiornati al primo gennaio 2017, i cittadini di questi Paesi regolarmente residenti sono 385.090. Dunque, in totale, si tratta di poco meno di 2 milioni di stranieri (1.949.867) che, per passaporto, potrebbero accedere al reddito di cittadinanza, se l'eventuale legge fosse uguale alla proposta M5S del 2013.
Perché non si possono escludere gli stranieri dal reddito di cittadinanza?
La legge può condizionare il diritto al reddito di cittadinanza ad alcuni requisiti, come ad esempio l'essere regolarmente residenti da almeno un tot di anni o avere certi documenti di soggiorno, ma non si può condizionare una misura del genere al requisito della nazionalità italiana. Questo violerebbe il divieto di discriminazione in base alla nazionalità, che è uno dei principi fondamentali del diritto dell'Unione europea: dal punto di vista legale non si può insomma riservare ai propri cittadini un trattamento diverso rispetto agli stranieri, tranne poche eccezioni particolari (come ad esempio nel settore della Difesa). In particolare, il principio è stabilito all'articolo 18 del Tfue. Le politiche sociali rientrano nel campo di applicazione dei trattati europei e dunque per loro vale il divieto di discriminazione. La stessa Ue finanzia con diversi fondi queste politiche da parte degli Stati membri. Lo stesso principio dell'articolo 18 Tfue è ribadito anche dall'articolo 21 co.2 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Grazie agli articoli 10 e 117 della Costituzione italiana, queste disposizioni del diritti comunitario hanno anche rango costituzionale.
Di certo quindi un cittadino comunitario (francese, romeno o svedese), e probabilmente anche uno extracomunitario, che fosse regolarmente residente in Italia e avesse condizioni identiche a quelle di un cittadino italiano - per reddito e via dicendo - non potrebbe insomma essere escluso dal beneficiare del reddito di cittadinanza. La legge che così prevedesse verrebbe quasi certamente dichiarata incostituzionale o bocciata dalla Corte di Giustizia dell'Ue, a seconda dell'organo che fosse investito per primo del problema.
Una preoccupazione, questa, di cui sembra essere conscio il ministro Tria. Che infatti, nel corso dell'audizione del 20 settembre aveva anche detto, a proposito del rapporto tra reddito di cittadinanza e stranieri: "Si è consapevoli del fatto che i requisiti relativi alla cittadinanza, ed eventualmente alla residenza, possono essere introdotti soltanto nel rispetto della Costituzione e della normativa dell'Unione europea".