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Governo. Di Maio rassicura Confcommercio: «L'Iva non aumenterà»

Eugenio Fatigante giovedì 7 giugno 2018

La battaglia dell'Iva all'assemblea annuale di Confcommercio. L'imposta sui consumi non aumenterà anche nel 2019. L'aveva già detto l'altro giorno Matteo Salvini (presente ieri in platea, in camicia, seduto accanto al capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Delrio, e andato via ad assemblea in corso). Ma a dare la garanzia finale è Luigi Di Maio. «Avete la mia parola qui a Confcommercio che l'Iva non aumenterà e le clausole di salvaguardia saranno disinnescate», ha detto il vice premier all'Auditorium Conciliazione. Un'assicurazione giunta dopo le parole molto nette pronunciate da Carlo Sangalli, storico presidente dei commercianti: «Dopo una campagna elettorale all'insegna di "meno tasse per tutti", aumenti Iva pari nel 2019 a circa 200 euro a testa per ogni italiano, finirebbero per essere una beffa, oltre che la fine certa delle già modeste prospettive di ripresa. Sull'Iva non si tratta e non si baratta!».

Il leader 5 Stelle, e superministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, accolto fra applausi e curiosità, ha ribadito anche che metterà mano a molti strumenti adottati in questi anni per contrastare l'evasione fiscale: «Aboliremo tutti gli strumenti come lo spesometro e il redditometro e inseriremo l'inversione dell'onere della prova. Perché siete tutti onesti ed è onere dello Stato provare il contrario», ha affermato aggiungendo che questo tipo di misure hanno «reso schiavi quelli che producono valore. Noi - ha proseguito - incroceremo tutti i dati della Pubblica amministrazione» per dimostrare l'evasione. Per cambiare il Paese, ha quindi sostenuto uno dei due leader del cosiddetto "governo del cambiamento", «c'è una ricetta ed è lasciare in pace le imprese». Per questo Di Maio ha lanciato un appello al Parlamento: «La mia grande preghiera al Parlamento, che si avvia a partire con i suoi lavori, presumibilmente entro la prossima settimana, è non bombardate i cittadini di leggi, semmai alleggeriteli. Ce ne sono fin troppe».