Dopo Rimini. Di Maio debutta da capo M5S ed è già scontro con Renzi
Neanche il tempo di chiudere il sipario sulla convention di Rimini che l’ha incoronato “candidato premier” e per Luigi Di Maio è già tempo della prima uscita nella nuova veste. Il debutto del giovane leader del M5S si tiene oggi a Milano, nel segno delle start-up e dell’innovazione. Una scelta non casuale, quella di accettare l’invito a partecipare a Talent Garden, il più grande network europeo di co-working focalizzato sul settore digitale. Non solo perché nel capoluogo lombardo ha sede della Casaleggio Associati, ma soprattutto perché è la conferma di come il nuovo corso voglia essere meno “di piazza” e più “di cattedra”. Con un’attenzione forte da rivolgere agli argomenti dell’economia, in particolare quella reale fatta di imprese e di lavoratori. Così, dalle ore 13, Di Maio discuterà almeno per un paio d’ore con i giovani di opportunità e innovazione.
Il focus su temi tecnologici e delle smart cities, per il neo “capo politico” dei pentastellati arriva al termine di una domenica piuttosto “calda” per le polemiche interne, ma anche per il duello a distanza con Matteo Renzi. Se in Romagna Di Maio si è mostrato sicuro di prendere i voti dell’astensione con ricette "né di destra né di sinistra" per un governo "di riscossa", dalla festa dell’Unità di Imola il segretario del Pd ha replicato indirettamente che invece ci vuole "competenza" e una "squadra" che da sinistra crea lavoro e abbassa le tasse. "Abbiamo portato il Paese fuori dalla crisi ma non basta –ha detto prima di stringere decine e decine di mani dei volontari -. Sarà una partita difficile fermare i populisti". Il riferimento ai Cinque Stelle è fin troppo evidente.
Nell’ultimo giorno riminese, invece, il 31enne di Pomigliano d’Arco ha dato qualche assaggio del nuovo corso rispondendo alle domande arrivate anche via Twitter dagli attivisti attraverso l’hashtag #Chiediloaluigi, che suona davvero molto simile a quel #Matteorisponde utilizzato dal leader del Partito democratico. Di Maio è andato subito all’attacco del 3% deficit-Pil.
La decisione di concentrarsi su vicende di respiro europeo è da interpretare come il tentativo di far passare in secondo piano le questioni spinose interne. Divisioni che invece, proprio ieri, sono tornate prepotentemente a emergere dopo la tregua di sabato. Roberto Fico, dopo aver fatto un “passo indietro”, è entrato a gamba tesa sul rivale conterraneo. "Il candidato premier non è il capo della vita generale del Movimento", puntualizza il numero uno della Commissione di Vigilanza Rai. Il ribelle ha mantenuto il punto, ma anche un basso profilo. “Sono venuto ad ascoltare Di Maio", ha spiega evidenziando una distanza anche fisica dal palco in cui la star è il vicepresidente della Camera. Ora bisognerà vedere che cosa ne sarà del simbolo e delle scelte sulle ricandidature per i seggi delle Politiche 2018.
A dare forza alla nuova era a guida Di Maio ci hanno pensato però Beppe Grillo e Davide Casaleggio. “Dobbiamo aiutare tutti insieme Luigi – ha spiegato l’imprenditore -, come una squadra di volontari ignoti”. Anche il comico è sembrato quasi sollevato dal passaggio di consegne. “Non sono più il capo? E’ bellissimo, c’è continuità”, ha commentato durante una passeggiata tra gli stand sotto una pioggia battente. Nel corso dei mini-show tra i militanti, Grillo è tornato a prendere di mira i giornalisti a cui ha lanciato banconote false: "Ora scrivete quello che vi dico io. Il Movimento 5 Stelle è il più grande movimento d’Europa. Va bene? Sì, scrivete cosi’". Come a voler dire che i cronisti di possono “comprare”, alimentando così nuove tensioni con alcuni militanti che a quel punto sono tornati a insultare i cronisti al grido di “venduti”. Alcuni giornalisti reagiscono chiedendo: “Allora non è vero che il Movimento 5 Stelle vuole togliere i finanziamenti all'editoria? O è corruzione?” Grillo però non ha risposto, rifiutando il contraddittorio.