Napoli. La visita di Di Maio al suo ex liceo (blindata e con divieto di contestazione)
Dal profilo Facebook dell'onorevole Fratoianni
La festa è riuscita solo a metà, forse anche meno di metà. Il ritorno di Luigi Di Maio nel "suo" liceo, il Vittorio Imbriani di Pomigliano, è stato preceduto da polemiche e accompagnato dalle contestazioni di un gruppo di circa 100 persone tra studenti e lavoratori.
Le tensioni sono iniziate venerdí sera, quando una studentessa-attivista dell'Imbriani, Maurizia di Buono, esponente dell'Unione
degli studenti, denuncia il tentativo del preside Domenico Toscano di censurare le contestazioni al ministro all'interno dell'istituto. Il dirigente scolastico ha fatto sapere agli studenti che la scuola avrebbe potuto usare l'arma del voto di condotta. Una versione non smentita dal preside, che anzi ci ha tenuto a rendere pubblica la "linea dura" anche attraverso interviste ai quotidiani locali.
Sono proprio gli uomini di Di Maio i primi a rendersi conto di quanto sarebbe potuto essere dannoso l'eccesso di zelo del preside. E infatti stamattina il ministro ha incontrato due rappresentanti d'istituto prima di entrare nel grande auditorium dell'Imbriani. Ma non è stato sufficiente ad evitare il presidio di un gruppo di studenti dell'Imbriani e di altri istituti di Pomigliano, cui si sono aggiunte rappresentanze dei lavoratori delle decine di tavoli di crisi del territorio. E uno striscione, "non ci tapperete la bocca", è comunque entrato nel giardino della scuola con un escamotage: è stato attaccato a 20 metri di altezza sul ponte della linea ferroviaria della
Circumvesuviana che fiancheggia la scuola. Dal presidio sono partiti cori contro Di Maio sino a quando il vicepremier non ha lasciato l'istituto. Due i momenti di tensioni: il primo, quando le forze dell'ordine hanno cercato di frenare un lavoratore del Consorzio bacino di Acerra, che poi è riuscito a parlare con gli uomini di Di Maio al ministero; il secondo, che sarà oggetto anche di un'interrogazione parlamentare da parte di Sinistra italiana, quando il ministro del Lavoro ha lasciato l'istituto e polizia e studenti si sono trovati faccia a faccia.
Di quel momento è stata scattata una foto, con i poliziotti che tenevano al petto lo scudo in plexiglass e gli studenti in ginocchio di fronte a loro. Secondo la versione degli agenti - confermata anche dai responsabili Uds - gli studenti si sono inginocchiati con le mani dietro la nuca come segno di provocazione per denunciare il clima intorno alla visita di Di Maio. Non sarebbero quindi stati forzati dagli agenti. Le foto comunque arriveranno in Aula.
Nell'auditorium dell'Imbriani il clima, invece, era davvero da "amarcord". Dopo l'inno d'Italia, il preside ha presentato il ministro come "il grande Luigi". Un video con toni agiografici ha ripercorso l'itinerario di studi di Di Maio, a partire dalla foto della prima pietra del nuovo plesso che proprio Di Maio pose in qualità di rappresentante degli studenti. Alle spalle del ministro, seduti su cubi, le "eccellenze" dell'Imbriani, gli studenti diplomati con 100 e lode. Nonostante la paura di incorrere in una sanzione disciplinare, qualche studente chiede e ottiene - tra qualche brusio - un momento di confronto pubblico in sala. In particolare Michele, che chiede al vicepremier se "il concetto di sicurezza del decreto Salvini possa migliorare le cose". I "grandi" in aula si lamentano della domanda, Di Maio però chiede al ragazzo di proseguire.
Di Maio, in generale, è molto più sobrio del preside e dei solertissimi rappresentanti dei genitori in Consiglio d'istituto che hanno aiutato il dirigente scolastico a diffondere la paura del 5 in condotta. Mentre il padre del vicepremier, in piedi in un angolo discreto della sala, si commuove vedendo scorrere le lettere delle ex professoresse dell'attuale vicepremier. Seduta in sala anche la mamma del vicepremier, Paolina Esposito, ex professoressa di Lettere.
Cerimonie come se ne svolgono tante, nelle province italiane. Ma il preside, foss'anche in modo involontario, con le sue preoccupazioni "anti-protesta" ha fatto in modo che l'evento divenisse mediatico - con tutte le testate nazionali presenti - e fosse blindato dal dispiegamento delle forze dell'ordine. Richiamando di fatto fuori al cancello della scuola i lavoratori in vertenza e i comitati di disoccupati della provincia. L'intero staff del ministro é rimasto all'esterno per prendere appuntamenti o organizzare minicolloqui con Di Maio sul posto.
Accadde anche quando a novembre Di Maio andò in un'altra scuola di Pomigliano, l'Istituto tecnico Barsanti. Aver preso per sé il dicastero del Lavoro rende complessa ogni sua visita in terra campana. Nel suo breve discorso, il vicepremier ha spiegato agli studenti la "ratio" del Reddito di cittadinanza, una "rete dello Stato" di fronte ai cambiamenti del mondo del lavoro e ha illustrato le nuove leve finanziarie per le start-up.
All'esterno, con i giornalisti, Di Maio ha invece accennato ai temi politici lanciando in sostanza due messaggi a Salvini: una moratoria sulla Tav fino alle Europee ("con quei 20 miliardi ci facciamo 2.500 scuole a regola d'arte, ma il governo deve andare avanti, quindi concentriamoci su quello che ci vedono d'accordo"); la conferma che le memorie sue, di Conte e di Toninelli sapranno orientare M5s verso il "no" all'autorizzazione a procedere contro il ministro dell'Interno per il caso-Diciotti (nel frattempo, la linea é "leggere le carte" in Giunta). Di Maio ha promesso di approfondire e intervenire sul caso della revoca dello scorta al giornalista Sandro Ruotolo.