Per una volta il mondo politico sembra voler deporre le armi e non spaccarsi verticalmente sulle parole del cardinal Bagnasco. Apprezzate da tutti per la loro misura, il loro equilibrio e per la consapevolezza che il cardinale ha voluto fare un discorso alto e universale, per tutti gli italiani, senza eccezioni. Certo, a destra c’è qualcuno che è più portato a sottolineare le parti dove si discetta della magistratura; tra le opposizioni sono invece amplificate quelle parole che si suppone siano riferite direttamente al premier. Ma, nel complesso, le reazioni dei politici di tutti gli schieramenti sembrano riflettere le intenzioni del presidente della Cei di dar corpo a preoccupazioni di carattere etico, morale e pastorale senza prestare il fianco a strumentalizzazioni di carattere politico o, peggio, partitico. Nel Pdl, il ministro del Lavoro
Maurizio Sacconi nota: «È una prolusione molto equilibrata, che può essere condivisa da credenti e non credenti. Sono messaggi – ha proseguito – che si rivolgono alle coscienze di tutti, e in particolare di coloro che hanno responsabilità pubbliche nelle istituzioni democratiche-rappresentative, così come nella magistratura». Nota
Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera: «C’è un forte richiamo alla sobrietà e alla correttezza dei comportamenti e vengono sottolineati i pericoli di reciproca delegittimazione, di faziosità, di forzature negli strumenti di indagine. Colgo paradossalmente un contributo davvero laico ad un ritorno alla civiltà del dibattito nel nostro Paese».Il sottosegretario alla Salute,
Eugenia Roccella, mette l’accento soprattutto sulla volontà pacificatrice del cardinale: «Le sue preoccupazioni sono sono, però, soprattutto per il bene comune messo in crisi da un clima di reciproca delegittimazione da cui non possono uscire né vinti né vincitori. È un invito a fermarsi – tutti – in tempo per amore del Paese». Il vicecapogruppo al Senato,
Gaetano Quagliariello, chiosa: «È un appello a tutti, nessuno escluso, a evitare di accrescere turbamento e confusione, a fermarsi, a fare chiarezza in modo pacato e nelle sedi appropriate, a non travalicare limiti e prerogative del potere che si rappresenta». Per
Domenico Di Virgilio, vicecapogruppo alla Camera, «il Magistero torna quindi a ricordarci con fermezza quali siano i valori irinunciabili a cui una società giusta e coesa, composta da cattolici e non cattolici, da credenti e non credenti, deve riferirsi». Un po’ più «schierati» gli interventi del capogruppo al Senato,
Maurizio Gasparri, per il quale , accanto «all’invito alla sobrietà», « è importante che il cardinale Bagnasco abbia fatto riferimento all’ingente mole di strumenti d’indagine che hanno suscitato, anche questi, tanti dubbi e interrogativi» e del vicecapogruppo alla Camera
Osvaldo Napoli, che si chiede: «Chi è che rovista nella vita privata del premier dispiegando mezzi e forze investigative tanto impressionanti?», aggiungendo però che «nessuno vuole strumentalizzare le parole del presidente dei vescovi italiani perché, come è tradizione nella vocazione pastorale della Chiesa, sono rivolte alla società italiana e a tutti i suoi attori pubblici senza escluderne alcuno». Mentre
Isabella Bertolini aggiunge: «Gli antiberlusconiani in servizio permanente effettivo saranno rimasti delusi. Il tanto invocato e sperato rimprovero non c’è stato». Nel Pd,
Rosy Bindi premette: «Le parole del cardinale Bagnasco non devono essere strumentalizzate e la Chiesa non può essere tirata di qua e di là dalle parti politiche». E aggiunge: «Il presidente della Cei non ha fatto riferimenti espliciti, ma il suo intervento rispecchia la preoccupazione di un Paese violentato nei valori condivisi da laici e cattolici».
Giorgio Merlo personalizza un po’ di più: «Dal cardinal Bagnasco non è arrivata, sulla situazione politica del nostro paese, una posizione confessionale, moralistica o bacchettona. Semplicemente si tratta di un forte e significativo appello etico e culturale a cui tutti i politici, cattolici o meno, devono prestare attenzione e ascolto. A cominciare dal presidente del Consiglio». Silenzio nelle file leghiste e in quelle di Fli. Tra i "terzopolisti", il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini tiene subito a chiarire: «Che alla Chiesa stia a cuore il destino della comunità nazionale è un fatto importante per tutti gli italiani. Dopo di che, le parole di Bagnasco non si commentano e non si strumentalizzano, perché questo significa non conoscere la Chiesa e anzi umiliarla». Più "militanti" gli interventi di
Renzo Lusetti («I cattolici del Pdl ascoltino attentamente le parole della Chiesa e ne facciano tesoro») e di
Enzo Carra, che dice di contare che «le parole di Bagnasco siano meditate dal presidente del Consiglio» e che «ne tragga le conseguenze».Duri gli esponenti dell’Idv. Secondo il portavoce
Leoluca Orlando «vi è del marcio a Palazzo Chigi e, di fronte a questo marcio così evidente, nessun cittadino e nessun cattolico della maggioranza può continuare a mantenere un comportamento omertoso e complice». Ma il discorso di Bagnasco è stato apprezzato anche per la parte che parla del ruolo della famiglia. Il sottosegretario
Carlo Giovanardi ha detto: «C’è da sperare che questo obiettivo diventi prioritario, sia per la maggioranza che per l’opposizione». Il sindaco di Roma
Gianni Alemanno ringrazia il presidente della Cei per aver «sottolineato con estrema chiarezza come il fattore famiglia sia la stella polare della nostra società, dalla quale non si può prescindere», a cominciare da «giuste politiche fiscali». Mentre per la "governatrice" del Lazio Renata Polverini le parole di Bagnasco «non possono che essere condivise, tanto più che «la famiglia è l’interlocutore principale dell’azione di governo della Regione».