Lavoratori. Corruzione, «più tutele per chi denuncia»
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«La calendarizzazione del testo in Aula va fatta al più presto – aggiunge Robledo –. Di positivo, nella versione uscita dalla Camera, c’è sicuramente il fatto che si tratti di una legge organica, sul modello di quanto accade nelle democrazie anglosassoni. Va bene anche l’inclusione di consulenti e collaboratori tra coloro che possono segnalare gli eventuali illeciti e l’esclusione invece dall’accesso agli atti del dipendente che è oggetto della segnalazione ». Tra gli aspetti che invece ancora non convincono, ci sono invece le diversità di trattamento tra pubblico e privato. «Ci sono migliaia di so- cietà partecipate riconosciute come società di diritto privato che non rientrerebbero nei campi di applicazione delle nuove norme e questo può comportare una minor tutela per molti soggetti, esponendoli a ricatti e intimidazioni » riflette la rappresentante di Riparte il futuro. Nel mirino c’è il fatto che il whistleblowing affronta il tema della corruzione nel settore pubblico e non nelle aziende private. «In più dovrebbe esserci un canale interno dentro le società in cui poter effettuare segnalazioni, con garanzia dell’anonimato. Infine, deve essere chiaro chi è il destinatario della segnalazione: noi chiediamo sia l’Anac di Raffaele Cantone».I dubbi sul testoPiù critico sull’efficacia del provvedimento è Alberto Vannucci, docente di Scienza politica all’Università di Pisa e coordinatore di un Master universitario in analisi, prevenzione e contrasto della corruzione. «Il problema è che la nuova legge dovrebbe farsi carico dei limiti delle precedenti. Fino a oggi, anche in contesti in cui c’era malaffare diffuso, le segnalazioni di tangenti pagate sui posti di lavoro sono sempre state pochissime – spiega –. Adesso mi pare che manchi ancora, nonostante la buona volontà dei parlamentari proponenti, un segnale forte a uscire dall’omertà e a denunciare. Chi si convincesse a denunciare, dovrebbe pur sempre sfidare il rischio di qualcuno che sta sopra, pronto a reagire. Perciò la protezione sull’anonimato dovrebbe essere maggiore». L’altro dato da non sottovalutare rimane il rischio che qualcuno scambi la trasparenza per delazione, il bisogno di legalità per spionaggio. «C’è un serissimo problema culturale, legato alla connotazione negativa di chi rompe il muro dell’omertà. Sarebbe necessario invece restituire qualcosa a chi denuncia. Il modello potrebbe essere quel che Libera ha fatto con la creazione del fondo destinato alle vittime di mafia. Ecco – aggiunge Vannucci – bisognerebbe fare qualcosa di analogo per le vittime di corruzione».