Il caso. Soldi per i pannolini e le pappe al Cav, i dem si dividono sul loro sindaco
Saggezza amninistrativa contro ideologia cieca. Il sindaco dem di Chivasso aiuta le mamme più povere con un fondo destinato al Centro di aiuto alla vita ma una parte del suo Pd si ribella
«Non capisco come possa essere nato tutto questo clamore. Stiamo parlando di un contributo sociale a bambini che ne hanno bisogno». Si dice «indignato» il sindaco di Chivasso del Pd, Claudio Castello, per le accese polemiche che si sono scatenate in seguito alla delibera che concede poco più di 4mila euro al Centro di aiuto alla vita della cittadina piemontese.
L’amministrazione è di centrosinistra e, dall’interno, in diversi hanno contestato la decisione, semplicemente perché coinvolge l’attività di un’associazione pro-life. Anche se i fondi sono destinati ad aiutare «le donne in difficoltà nel portare avanti la propria gravidanza e perseguire l’obiettivo di fornire un aiuto concreto e immediato alle persone», che per intendersi significa un supporto nell’acquisto di pannolini, latte in polvere, omogeneizzati. Niente da fare: dalla sola parola “Cav” è nata una guerra intestina che ha portato qualcuno persino a paventare il crollo della maggioranza.
Il sindaco, 62 anni, tre figli, una lunga carriera come quadro aziendale Fiat, respinge con determinazione le accuse, ribadendo senza mezzi termini il valore sociale dell’iniziativa, al di là di inutili e vuote contrapposizioni ideologiche. «Non c’entra nulla – spiega - essere di sinistra o di destra. L’impegno è di far arrivare 70 euro all’anno a 59 bambini che vivono in famiglie in grandi difficoltà, con Isee bassissimi, inferiori a seimila euro. Una piccola cifra, che verrà spesa appunto in pannolini, latte o altre piccole necessità. Fin dall’inizio del mandato abbiamo detto che la stella polare del nostro lavoro sarebbe stato il sostegno alle povertà».
Ed ecco perché il fragore divampato in Piemonte risulta ancora più assurdo: «Non riesco a capire come sia andata - dice il primo cittadino -. È un momento complicato, tutte le amministrazioni si sforzano in ogni modo per dare una mano a chi non arriva alla fine del mese». A pesare restano, però, i soliti condizionamenti ideologici.
«Chivasso è piccolina – racconta Luigi Cipolla, presidente del Movimento per la vita cittadino – e tutti sanno cosa facciamo. La nostra associazione è molto radicata, da trent’anni lavoriamo sul territorio: siamo partner dei servizi sociali e dell’Asl. Non si costringe nessuno a fare qualcosa, ma ci mettiamo a disposizione per aiutare a rimuovere le cause che possono portare alla decisione di interrompere la gravidanza. Con questa delibera si finanzia un progetto di assistenza alla maternità, con alimenti e pannolini. Trovo che stracciarsi le vesti per un contributo che va ad aiutare le fasce più deboli sia paradossale per chi si dice da sempre sensibile alle povertà».
D’altra parte, negli ultimi due anni, sempre in Piemonte, le polemiche non sono mancate dopo l’apertura dei bandi, promossi dalla Regione, per incrementare le collaborazioni tra le Asl e le associazioni pro-life (mettendo anche disposizione spazi e bacheche all’interno degli ospedali) e dopo l’istituzione di un fondo regionale: entrambe le iniziative sono state pesantemente criticate, nei palazzi del potere ma anche in piazza.
«Il fondo Vita nascente – conclude l’assessore FdI alle Politiche sociali della Regione, Maurizio Marrone – è una realtà in Piemonte ed è destinato a fare da esempio per la amministrazioni locali, comprese quelle di centrosinistra. Segno che la concretezza del supporto alla maternità e alla vera libertà di scelta della donna supera qualsiasi pregiudizio ideologico».