Intervista. Delrio: assegno unico riforma epocale che guarda al futuro, nessuno perderà
Graziano Delrio
«Sono sereno, dalla politica ho già avuto più di quello che meritavo. Ora potrò dedicarmi ai temi, alle politiche, alle questioni che mi stanno a cuore e che ho dovuto un po’ tralasciare perché fare il capogruppo assorbe tutto il tempo ». Graziano Delrio parla in un nuovo momento di passaggio della sua esperienza politica: da pochi giorni ha rimesso il mandato da presidente dei deputati del Pd nelle mani del nuovo segretario Enrico Letta, favorendo l’ascesa al suo posto di una donna. E anche se in serata arrivano dure accuse nei suoi confronti da parte di Marianna Madia («Sono ferito, la mia storia parla per me», dice Delrio in risposta alla lettera della sua collega di gruppo), l’ex ministro guarda avanti. Il futuro, per lui, in qualche modo inizia proprio martedì, con l’elezione della nuova presidente di gruppo e con il varo definitivo della legge delega sull’assegno unico per figlio. Legge che porta il suo nome e quello del collega Stefano Lepri, e che poi ha incrociato il suo percorso con il Family act della ministra Elena Bonetti e con analoghe proposte di legge presentate in Parlamento, praticamente, da tutti i partiti.
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È una riforma che ha molti padri, lei compreso, e molte madri. Si litigherà a chi ha il merito principale?
È una riforma epocale, paragonabile alla nascita del Sistema sanitario nazionale. Lasciamo completamente perdere il discorso sulla 'paternità', valorizziamo anzi il risultato dell’unanimità che si è raggiunto in Parlamento e nel Paese. Con la ministra Bonetti c’è stata, c’è e ci sarà una collaborazione profonda e fattiva. Le darò una mano con i decreti attuativi.
C’è il dubbio che le risorse non bastino. Meglio trovarle tutte e subito o iniziare e poi integrare fondi?
Sono dell’idea che si deve partire con l’impianto completo. Certo le riforme sono come le scarpe nuove, all’inizio possono non andare comode e allora si va a correggere qualcosa. Ma la parte dei fondi deve essere completa.
Ce la si fa per il primo luglio?
Il punto è esattamente questo: evitare anche solo la tentazione di un rinvio. Sarebbe un peccato mortale. E poi essere assolutamente certi che nessuna famiglia possa uscirne danneggiata rispetto alla situazione attuale.
I 250 euro a figlio indicati da Draghi sono l’importo giusto?
Sino ad ora parlavamo di 200 euro a figlio. Quindi 250 va benissimo, figuriamoci se osiamo smentire il presidente del Consiglio... (sorride, ndr).
L’assegno andrà anche agli autonomi e alle partite Iva, quindi la platea sarà molto estesa e sarà difficile fare dei controlli sulle reali situazioni di reddito...
Facevo l’esempio delle scarpe nuove, che vanno un po’ registrate. Ma l’estensione agli autonomi e alle partite Iva sana una clamorosa ingiustizia. Il centro di questa riforma è il figlio, il bambino, un valore indiscutibile.
C’è il rischio che dopo aver varata l’assegno si pensi di aver saldato il 'debito' con la famiglia?
C’è un cantiere enorme da portare a termine. Il Family act promosso dalla ministra Bonetti, anch’esso frutto di una grossa collaborazione parlamentare, prevede capitoli importantissimi: congedi, lavoro femminile, nidi. Obiettivi che dobbiamo incassare tutti, e anche in fretta. Qui c’è un’emergenza.
L’emergenza della denatalità, qualcuno dice il declino dell’Italia...
È così. Ci sono i fondi europei per la Next generation. Ma ci sarà una next generation in Italia se continua questo inverno demografico? Si parla di sviluppo, ma quale sviluppo se non ci sarà l’infrastruttura umana. Non sono aride visioni economiciste a portare lo sviluppo, è il capitale umano a fare lo sviluppo, e nel capitale umano c’è lo spirito familiare.
La misura vuole anche incoraggiare le giovani coppie...
Lo Stato non può determinare né l’amore né il desiderio di un figlio. Ma ha il dovere di esserci, di mostrare la propria presenza quando una coppia assume un impegno verso una nuova vita. Con l’assegno dice 'io ci sono'. Ma lo Stato deve dire 'io ci sono' con gli asili, non mettendo la donna a scegliere tra maternità e lavoro, con i servizi. È per questo motivo che oltre ad essere una risposta all’emergenza demo-grafica, a mio avviso l’assegno unico sarà una delle prime misure 'di speranza' del dopo-Pandemia.
E dopo l’assegno unico, di cosa si occuperà il 'nuovo' Delrio?
Voglio vedere nascere le Case della comunità per la salute, previste nel Recovery plan. E portare a casa il bando della produzione delle mine a grappolo.