Il caso. Alfano: "Dell'Utri arrestato in Libano»
Ieri pomeriggio, quando le rivelazioni sulla sua scomparsa erano su tutti i dei tg, Dell’Utri ha negato di essersi dato alla latitanza e con una nota all’Ansa ha replicato: «Voglio precisare che non intendo sottrarmi al risultato processuale della prossima sentenza della Corte di Cassazione. E che trovandomi in condizioni di salute precaria – per cui tra l’altro ho subito qualche settimana fa un intervento di angioplastica – sto effettuando ulteriori esami e controlli...». Apparentemente, né la spada di Damocle della Cassazione né l’ordine di arresto paiono preoccuparlo: «Apprendo dell’aberrante richiesta di preventiva custodia cautelare mentre mi trovo già all’estero per il periodo di cura e riposo», afferma, senza però precisare in quale luogo si trovi. «Non so dove sia. L’ho incontrato alcune settimane fa», aveva spiegato il suo avvocato, Giuseppe Di Peri.
L’ordinanza di custodia cautelare a suo carico per presunto pericolo di fuga è stata emessa dal Tribunale di Palermo. A destare sospetti avrebbe contribuito una conversazione registrata incidentalmente a novembre, durante indagini su un presunto riciclaggio internazionale: «Il programma è quello di andarsene in Libano perché lì è una città dove Marcello ci starebbe bene, perché lui c’è già stato, la conosce, c’è un grande fermento culturale... Per lui andrebbe bene», avrebbe detto a un altro commensale (nel corso di una cena nel ristorante romano «Assunta Madre») Alberto Dell’Utri, fratello gemello dell’ex senatore. Aggiungendo: «È andato lì (a Bruxelles, per gli inquirenti ndr) insieme a questi della Guinea Bissau che lo hanno preso in seria considerazione e gli hanno dato il passaporto diplomatico...». Quella conversazione è stata hanno trasmessa dagli investigatori alla magistratura, facendo presente che Dell’Utri sarebbe stato in possesso di diversi documenti che gli consentivano l’espatrio, inclusi due passaporti diplomatici (rilasciati da Santo Domingo e Guinea Bissau). Dal canto suo, il ministero degli Esteri italiano ha fatto sapere di non aver mai rilasciato all’ex senatore alcun passaporto diplomatico.
Ma la richiesta di divieto di espatrio (con ritiro del passaporto) avanzata dalla Procura generale è stata rigettata a febbraio, poiché per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non sono possibili restrizioni della libertà personale alternative alla custodia cautelare in carcere. Tale misura è stata quindi richiesta dal Pg di Palermo e accordata dalla terza sezione penale della Corte d’Appello. Ma l’ipotesi investigativa è che Dell’Utri fosse già all’estero: un testimone ha riferito all’Ansa di aver viaggiato accanto a lui in business class su un volo Parigi-Beirut il 24 marzo. Inoltre, scrivono gli inquirenti, «un’utenza mobile intestata a lui è stata localizzata nelle vicinanze di Beirut il 3 aprile 2014». Ma da allora sono trascorsi nove giorni e l’ex senatore potrebbe già essere altrove.