Migranti . C'è il decreto per Lampedusa, ma la tensione resta alta
Migranti sbarcano a Lampedusa
Il “decreto Lampedusa” con misure di sostegno per i residenti delle Pelagie, costretti a subire la pressione più forte dei flussi migratori, soddisfa alcuni, ma continua a fomentare polemiche. Dopo il via libera del Consiglio dei ministri al pacchetto di agevolazioni fiscali per i 5mila abitanti di Lampedusa e Linosa (scatterà la sospensione fino al 21 dicembre del versamento dei tributi, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei pagamenti per l’assicurazione contro gli infortuni), a seguito dell’incontro tenuto a Roma con il premier Giuseppe Conte, il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, e il sindaco dell’arcipelago, Totò Martello, la tensione resta alta.
«Accolto il nostro grido di dolore», dichiara Martello. Il decreto Lampedusa «rientra negli impegni presi dal governo. Aspettavo che le misure di sostegno fossero messe nero su bianco, adesso attendo di leggerlo. Aver alzato la voce e chiesto che la vertenza Lampedusa fosse posta al centro dell’agenda nazionale è servito. In campo ci sono una serie di provvedimenti, non solo le misure fiscali – aggiunge –. Sono iniziate le operazioni di demolizione e rimozione delle carrette del mare al molo Favaloro, adesso inizierà lo svuotamento del centro di accoglienza ed è prevista una sorveglianza maggiore nelle nostre acque. Monitoriamo la situazione e tra due settimane dovremmo incontrare nuovamente il premier Conte».
Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente dei senatori di Italia Viva, Davide Faraone: «A Lampedusa finalmente qualcosa si muove e il merito va ad una comunità che non ha mai confuso la giusta e sacrosanta rivendicazione con la sterile propaganda. Non si è fatta tirare la giacchetta dai sovranisti che, guarda caso, adesso sono spariti dai radar».
Ma un altro sindaco di una comunità particolarmente esposta agli arrivi dei migranti dal Mediterraneo non la pensa allo stesso modo. «Sono misure che non potevano essere più rimandate vista la situazione emergenziale che regna a Lampedusa, ma tutto ciò non significa che è stato affrontato nel modo giusto il problema migranti», afferma il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna. «L’emergenza non si esaurisce a Lampedusa. Riguarda anche altre località come Pozzallo, che non può essere esclusa dai provvedimenti previsti dal governo» e ricorda che proprio nelle scorse ore altri 53 migranti sono arrivati al porto della località ragusana.
Il presidente Musumeci, dopo il braccio di ferro dei giorni scorsi col governo nazionale innescato con una ordinanza di chiusura degli hotspot e dei centri di accoglienza sospesa dai giudici del Tar, rilancia la linea dura. «Su Lampedusa misure economiche ancora inadeguate ed emergenza sanitaria non affrontata – scrive su Facebook –. Alle parole devono seguire i fatti. Valuteremo le misure varate dal governo centrale su Lampedusa non appena sarà pubblicato il relativo decreto. Anche perché a Roma, in violazione dello Statuto autonomistico, hanno ritenuto di deliberare in assenza del presidente della Regione su una materia di interesse regionale». E ribadisce «che esiste in Sicilia ed è sempre più forte una emergenza sanitaria, per la quale attendiamo fatti concreti» e annuncia di avere «trasmesso alle prefetture il documento della task force sanitaria sugli hotspot e sui centri di accoglienza. Lampedusa sta scoppiando. E ci aspettiamo che lo svuotamento dell’isola avvenga come concordato nell’incontro romano».
La nave quarantena Rhapsody, infatti, è giunta a Lampedusa, ma si trova in rada, non riesce però ad attraccare al porto a causa delle forti raffiche di vento. Quando sarà possibile ospiterà circa 800 degli oltre 1.300 migranti presenti nell’hotspot dell’isola e nella Casa della fratellanza (gli ultimi 107 erano arrivati la scorsa notte con un barcone, salvati dalla capitaneria di porto e dalla guardia di finanza).