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Decreto flussi. L'esperto: «Va abolito il click-day e regolarizzato chi è già qui»

Daniela Fassini giovedì 6 giugno 2024

Alberto Guariso, avvocato esperto di diritto dell'immigrazione

«I decreto flussi, così come è stato pensato, non funziona per due motivi. È frutto della complicazione e le procedure sono troppo lunghe». Alberto Guariso, avvocato esperto di diritto dell’immigrazione e socio Asgi commenta così la polemica sollevata dalla presidente del consiglio che ha fatto finire nel mirino “l’anomalia” dei “regolari” figli del decreto flussi.

C’è veramente il rischio che sia un po’ tutto in mano alla criminalità?
Bisogna distinguere certo ci sono molti rapporti di lavoro che finiscono subito perché non si può obbligare il datore di lavoro a tenere il dipendente anche se non va bene o perché sono lavori precari e poco pagati. Ma la gran parte dei rapporti non nascono perché il datore di lavoro non si presenta alla stipula del contratto percche dopo molti mesi non ha più interesse alla stipulazione. Poi c è la criminalità….chi (soprattutto gli stagionali) è costretto a pagare, nel proprio Paese, per un lavoro che non c’è, non vengono assunti e finiscono nei campi sfruttati. Ecco in questo caso c’è veramente la criminalità: anche se questi migranti vanno protetti e non criminalizzati perchè sono vittime della criminalità e non sono corresponsabili del traffico criminale.
Citava anche la lungaggine delle procedure?
Solo il 23% delle domande si trasforma in contratti di lavoro. Il restante 70% di contratti che manca all’appello è perché tra la domanda, l’offerta e l’effettivo nulla osta passano mesi e in moltissimi casi più di un anno. La dimensione media delle imprese italiane è di quattro lavoratori, quindi poche persone, e se un imprenditore ha bisogno di manodopera lo ha bisogno subito. Poi c’è tutto il lavoro domestico: chi ha bisogno subito di un aiuto per la persona anziana non può certo aspettare un anno. Quindi è ovvio che il datore di lavoro che all’inizio aveva fatto richiesta, non si presenta più alla firma del contratto e la persona straniera comunque rimane in Italia con un permesso temporaneo di un anno che gli permette di cercare un altro lavoro e firmare un contratto diverso. Questa cosa è frequentissima ma è legale ed è proprio dovuta al fatto che la procedura dura troppo, fino ad un anno.
Alcune associazioni chiedono di abolire il click-day.
Assolutamente si. Bisogna rimuovere questa assurdità per cui per un bene così prezioso come quello dell’ingresso nel Paese sia legato a una tempistica del clic–day. Ci devono essere altri criteri.
Quali ad esempio?
Consentire l’ingresso e aumentare l’ingresso dei fuori quota. Cosa che in parte è stata fatta con i corsi di formazione all’estero: le persone che li frequentano possono entrare senza attendere il decreto flussi. Eppoi semplificare le procedure. Per gli ingressi fuori quota di personale altamente qualificati o laureato che potrebbe entrare c’è il problema del riconoscimento della laurea e non possono partecipare ai concorsi per l’assunzione nel pubblico impiego.
Ma questo governo ha apportato modifiche alla procedura in vigore dal 1998 e poi modificata dalla Bossi-Fini del 2002...
È stato sostituito il piano annuale con il piano triennale ed è stata modificata anche tutta la parte del piano che riguardava l’integrazione che è stata eliminata. Ma si tratta in realtà di una modifica simbolicamente importante, ma che poi nella realtà dei fatti non cambia molto. Per un cambiamento radicale bisognerebbe fare una riflessione più ampia anche sulla privatizzazione della procedura, che è un po’ tutto il marchingegno.
In che senso?
Per accelerare la procedura delle pratiche è stato fatto un appalto a soggetti privati: l’asseverazione - cioè il dichiarare che il datore di lavoro davvero intende assumere le persone per cui ha fatto richiesta – viene demandata completamente ed esclusivamente ai consulenti di lavoro, ovvero dei soggetti privati. Poi ad esempio tutti i lavoratori stagionali entrano solo tramite le organizzazioni sindacali e datoriali che non si sa quali siano, e come sono selezionate. Non solo: poi sono sempre loro che attestano il buon fine della procedura.
Cosa resta da fare?
Si potrebbe ad esempio procedere con una forma di regolarizzazione delle persone che sono già qui. Che non è una forma di sanatoria ma è semplicemente la possibilità di garantire loro un permesso o una protezione umanitaria per poter firmare un contratto di lavoro. È un po’ quello che viviamo noi ogni giorno con “una persone brava” che lavora con la madre anziana ad esempio. Possibile che non posso regolarizzarla ? In Spagna lo fanno e anche in altri Paesi c’è questa forma di regolarizzazione permanente. Ecco: questo andrebbe fatto.