L'INTERVISTA. Nitto Palma: «Sulla decadenza voto già scritto: vogliono eliminare Silvio. Ma Epifani rifletta»
L’ex Guardasigilli, oggi presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama e ascoltato consigliere di Berlusconi, per una manciata di minuti offre spiegazione tecniche, descrive articoli della Costituzione, rivela precedenti che fanno giurisprudenza. Poi torna a insistere: «Abbiamo delle obiezioni di natura giuridica, non c’è strumentalità nella nostra linea, non c’è un tentativo di allungare i tempi o di fare ostruzionismo. Vogliamo solo la verità. Vogliamo solo che venga concesso uno spazio di riflessione per arrivare a una decisione presa sulle carte, libera da pregiudizi. Dico che varrebbe la pena di spendere questo tempo. Per la serenità di una decisione che coinvolge una persona, per la serenità di un Paese ancora piegato da una crisi drammatica e per la serenità istituzionale: nel rapporto giustizia-politica sono venuti via via meno una serie di garanzie. Evitiamo di sferrare un colpo di grazia».
Sia onesto: crede che il Pd ascolterà il suo appello?
Mi hanno colpito le parole di Danilo Leva, il responsabile giustizia del Pd. Le ricordo a memoria: «Saremo monolitici nel votare la decadenza di Berlusconi. Anche con voto segreto». Lo confesso: non ho fiducia sull’esito del voto in giunta. Lì c’è gente come Casson, lì si imporrà la linea dell’eliminazione dell’avversario politico, lì prevarrà un interesse politico slegato da qualsiasi valutazione tecnica. Ecco il nostro tormento: vedere che un grande partito come il Pd sia guidato da un obiettivo che va oltre tutto.
Nel Pd c’è anche Luciano Violante...
Una posizione importante. Chiara. Illuminata. Violante non è solo l’ex presidente della Camera del Pd, è un autorevole giurista, uno dei saggi scelti dal capo dello Stato... Ora riconosce la fondatezza delle nostre obiezioni di natura giuridica, dice che meritano di essere valutate dalla Corte costituzionale e inchioda il Pd a una scelta: eliminare il nemico politico attraverso un voto in giunta e poi al Senato o aprire una riflessione alta sulle obiezioni sollevate dalla difesa di Berlusconi.
Lei è stato chiaro: il Pd avrebbe già scelto.
È così. E vado oltre: c’è una parte del Pd che non seguirebbe il partito se decidesse di cambiare la linea, che non accetterebbe mai una scelta serena su Berlusconi. È un dramma per il Paese che ancora aspetta un bipolarismo maturo. Dentro il Pd c’è ancora chi odia, ma così i Democratici perderanno il contatto con quell’elettorato che mette davanti a tutto gli interessi del Paese. Però Epifani faccia attenzione: c’è una parte del suo partito che non capisce, che mi ferma e mi dice: Violante ha ragione, serve un di più di approfondimento.
Da oggi al 9 settembre può cambiare qualcosa?
Vorrei solo che tutti si rendessero conto dell’eccezionalità della situazione, che tutti riflettessero sulla fondatezza delle nostre obiezioni. Capisco, mi sto ripetendo, ma temo sul serio quello che potrebbe succedere il prossimo 9 settembre. Temo che la decadenza di Berlusconi possa aprire uno scenario politico difficilmente governabile. Temo che un voto cieco possa avere conseguenze sulla stabilità del governo e sulla serenità del Paese. E temo ancora che il Paese possa non capire perché l’odio ideologico debba ancora una volta piegare la voglia di arrivare a una vera pacificazione.
Decadenza può voler dire crisi?
Vivrei una decisione così come una prepotenza, come la volontà cinica di eliminare il nostro leader. Ma non seguo le storie delle dimissioni di massa e delle crisi al buio. Dico solo una cosa: deciderà Berlusconi e il Pdl seguirà alla lettera. Poi, qualunque cosa accada Berlusconi è stato, è, e sarà il leader del centrodestra. È così, in qualsiasi posizione si dovesse venire a trovare resterebbe lui l’unico vero, insostituibile, capo.