Il caso. De Girolamo, dimissioni con polemica
Con la maggioranza in fibrillazione sulla legge elettorale riesplode il caso De Girolamo. Il ministro dell'Agricoltura ha annunciato ieri sera le dimissioni dal governo: e il tono è grave e polemico. "Non posso restare in un governo che non ha difeso la mia onorabilità". Un'improvvisa accelerazione che potrebbe porre Enrico Letta di fronte alla necessità di aggiornare il capitolo rimpasto. Anche se per il momento il premier ha deciso di prendere tempo, assumendo l'interim. Comunque, è la considerazione che viene fatta da molti, il presidente del Consiglio non si è mai espresso sulla vicenda De Girolamo, a differenza dei casi che hanno coinvolto Alfano e Cancellieri, blindati da Palazzo Chigi quando se ne chiedevano le dimissioni. Un atteggiamento, si rileva ancora in ambienti parlamentari, che dà il senso dell'isolamento in cui si è venuto a trovare il ministro delle risorse agricole nel governo. Tanto che un suo collega, compagno di partito, Maurizio Lupi, si è affrettato a dire: "Perdiamo un ottimo ministro ma guadagniamo una risorsa enorme per il partito". Ma non è escluso che l'ex ministro, dopo questa delusione, decida di tornare in Forza Italia dove Berlusconi sarebbe lieto di riaccoglierla.
De Girolamo ha posto così fine a un'esperienza che era partita il 28 aprile dello scorso anno, quando aveva prestato giuramento al Quirinale davanti al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Nata a Benevento nel 1975 e laureatasi in Giurisprudenza, dopo la laurea intraprende la carriera forense ma molto presto avverte il richiamo della politica e comincia a impegnarsi attivamente nell'organizzazione giovanile di Forza Italia, per poi assumere l'incarico di coordinatrice cittadina del partito a Benevento. Lo sbarco alla Camera è del 2008, quando viene eletta nella lista del Popolo della Libertà e diventa membro del Consiglio Direttivo del PdL a Montecitorio. Con il governo delle larghe intese di Enrico Letta diventa ministro delle Politiche agricole e al momento della scissione del Pdl decide di restare nell'esecutivo, aderendo al Nuovo Centrodestra e "tradendo" così Silvio Berlusconi, di cui era una delle fedelissime. Soddisfatta l'ala renziana del Pd che aveva chiesto con forza le sue dimissioni. "Prendiamo atto delle dimissioni del ministro De Girolamo, a seguito delle vicende su cui il Pd l'aveva incalzata in Aula. Ora più che mai il Pd è impegnato a portare a casa un percorso di riforme, legge elettorale, Titolo V, Senato gratis per il Paese e i suoi cittadini". Così Lorenzo Guerini, portavoce della segreteria del Pd.