Strage di Bologna. Pressing di Meloni, De Angelis si scusa ma non smorza le polemiche
La premier Giorgia Meloni
Giorgia Meloni ha continuato a scegliere il silenzio. E a lavorare sotto traccia per provare a spegnere l'incendio acceso da Marcello De Angelis, 61 anni, ex attivista di Terza posizione, ex senatore di Alleanza nazionale, ex direttore del Secolo d'Italia e oggi responsabile della Comunicazione istituzionale della Regione Lazio. Un pressing sotterraneo che ottiene un primo parziale risultato, le scuse pubbliche di De Angelis: «Negli ultimi giorni - scrive in un lungo post - ho espresso delle riflessioni personali sul mio profilo social, che sono invece diventate oggetto di una polemica che ha coinvolto tutti. Intendo scusarmi con quelli, e sono tanti, a partire dalle persone a me più vicine, a cui ho provocato disagi, trascinandoli in una situazione che ha assunto dimensioni per me inimmaginabili». Nel post, De Angelis non annuncia però dimissioni mentre assicura il suo "rispetto" per le istituzioni a partire dalla Presidenza della Repubblica. E afferma, ancora sui fatti di Bologna: «La mia unica certezza è il dubbio».
La storia delle ultime settanta ore è nota. Tutto parte da un post di De Angelis su Facebook. «So per certo che con la strage di Bologna Fioravanti, Mambro e Ciavardini non c'entrano nulla. Non è una opinione io lo so con assoluta certezza». Una bomba. Le opposizioni attaccano senza aspettare un secondo. Anche quello che succede nelle ore successive è noto. La segretaria dem Elly Schlein va giù dura: «Da De Angelis parole ignobili, Meloni intervenga». De Angelis non indietreggia nemmeno di un millimetro. «Ho detto quello che penso. Io al rogo come Giordano Bruno, pagherò con orgoglio». Il pressing su Francesco Rocca, governatore della Regione Lazio cresce di intensità finché, sollecitato dalla premier Meloni, incontra De Angelis di persona. Fatto che probabilmente è alla base delle "scuse" rese dal portavoce. Lo stesso Rocca non ha esitato ad esprimere pubblicamente lo stato d'animo di Meloni: «Non è contenta», ha ammesso Rocca. Ora è da verificare se la mossa pubblica di De Angelis regge al pressing delle opposizioni e anche al malcontento di pezzi di maggioranza sia regionale sia nazionale. Al momento, dicono fonti Fdi, non ci sono dimissioni in vista.
LE PAROLE DI PIANTEDOSI
Prima dell'incontro tra Rocca e De Angelis, aveva provato a definire la posizione del governo il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Tocca al Viminale sferrare l'offensiva diplomatica per convincere il portavoce della Regione Lazio a più miti consigli. Lo fa con un'intervista al Corriere della Sera dove batte tre colpi. Punto uno: «Ho più volte detto pubblicamente che la matrice accertata è quella riferita esclusivamente alla verità giudiziaria, che ci ha consegnato una responsabilità incontrovertibile di personaggi militanti nel terrorismo neofascista di quegli anni». Punto due: «Ho fatto chiaramente riferimento alla verità giudiziaria. Ogni strumentale polemica su questo argomento è opera di chi pretende di avere l'esclusiva dell'indignazione rispetto a una delle pagine più dolorose e vergognose della nostra storia». Punto tre: «Ci sono dei processi in corso con l'obiettivo di completare il quadro dei depistaggi, delle complicità e di eventuali mandanti. Ogni ulteriore operazione tendente ad eliminare ogni residua zona d’ombra è utile e opportuna. Per quanto di nostra competenza, al Viminale abbiamo desecretato decine di migliaia di documenti riservati, tutto il materiale relativo agli anni del terrorismo. Ogni sforzo possibile per giungere alla definizione completa del mosaico deve essere intrapreso. Lo dobbiamo alle vittime e ai loro familiari».
L'IMBARAZZO DI GIORGIA MELONI
C'è fastidio e imbarazzo a Palazzo Chigi. Giorgia Meloni ha osservato con attenzione gli sviluppi e con i collaboratori più ascoltati a partire da Alfredo Mantovano cerca di capire cosa c'è dietro quel post di De Angelis. Il sospetto è che la polemica sia stata accesa per fare danno al governo e alla premier. Per spaccare Fratelli d'Italia. Per trascinare il partito indietro. E c'è chi punta il dito contro l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno che sarebbe pronto a fondare un nuovo movimento alternativo a Fratelli d'Italia e che ha subito «lodato il coraggio di De Angelis». Molto si è mosso dietro le quinte. Meloni ha sentito più volte Rocca. Il messaggio è netto: risolvi questa grana ma tieni fuori me e il partito. Intanto l'ex presidente della Camera del Pd Luciano Violante insiste: Meloni si liberi dai fantasmi del passato.
LA "PISTA PALESTINESE"
L’ex esponente di Terza posizione Marcello De Angelis è notoriamente fra i capofila nella destra della linea di pensiero - che ha avuto - a dire il vero - il massimo assertore nella persona di Francesco Cossiga - che porta alla cosiddetta “pista palestinese” (che i magistrati hanno invece esaminato in profondità e scartato). Nella vicenda di Bologna De Angelis è invischiato in prima persona, essendo anche stato condannato a 5 anni (di cui ne ha scontati 3, uscendo dal carcere nel 1992), per associazione sovversiva, ma avendo lasciato quella pagina alle spalle. I capi di Terza Posizione, dopo la strage, finirono agli arresti, il fratello di De Angelis, Nazzareno (”Nanni”), morì in carcere, dopo un breve periodo di latitanza e dopo aver tentato di lasciare l’Italia insieme a Luigi Ciavardini (cognato di De Angelis), poi arrestati entrambi e condannato, Ciavardini, definitivamente con Mambro e Fioravanti.