Senato. Omofobia: stop al Ddl Zan, prevale il muro contro muro. Le reazioni
A voto segreto il Senato approva la richiesta di non passare al voto degli articoli del ddl Zan. In 154 favorevoli alla proposta presentata dal leghista Roberto Calderoli, che rimanda in Commissione - dove non potrà essere rimessa in pista prima che passino sei mesi - il controverso testo che si propone di combattere omofobia e omotransfobia e che ha però sollevato, lungo il suo iter parlamentare, le perplessità di molti giuristi per la definizione di "identità di genere", per il rischio di configurare un reato di opinione e per la norma che introduce il "gender" nelle scuole statali e paritarie, anche quelle confessionali.
Nelle ultime ore si era aperto lo spazio per un ultimo negoziato. Lo stesso segretario del Pd, Enrico Letta, aveva chiesto un tavolo di confronto e lo aveva affidato all'estensore della legge, il senatore Alessandro Zan. L'intesa però non è arrivata: Pd, M5s e Leu chiedevano di rimuovere prima il voto procedurale previsto oggi, il centrodestra invece chiedeva un rinvio di 7-10 giorni dell'approdo in aula del testo. A provare di fare da ponte Italia Viva ma anche le componenti moderati di Pd e Fi.
Ha prevalso, peró, il muro contro muro. E la seduta del Senato è stata infuocata. Gli ultimi appelli a un supplemento di dialogo sono caduti nel vuoto. Quando poi si è arrivati al voto sul non passaggio agli articoli, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati ha accolto la richiesta del centrodestra di procedere a scrutinio segreto. E lì si è scatenata la bagarre tra Casellati e alcuni senatori, in particolare 5s, che volevano il voto palese.
All'esito della votazione, il fronte di chi voleva passare all'esame della legge ha registrato 23 voti in meno. Segno che il malessere sul provvedimento riguardava anche Pd e M5s.
Un eventuale accordo doveva arrivare sugli articoli 1, 4 e 7, rimuovendo il concetto di identità di genere, le ambiguità sulla perseguibilità delle opinioni e i vincoli per le scuole, in particolare quelle di orientamento religioso. Anche in questo senso, il 23 giugno scorso una nota verbale della Segreteria di Stato vaticana aveva segnalato alle autorità italiane le criticità del ddl Zan in merito alla libertà d'espressione della Chiesa e al rispetto dei Patti lateranensi.
Le accuse incrociate
Dopo il voto inizia il gioco dello scaricabarile. Il centrodestra dà la colpa all'ostinazione del centrosinistra sul testo così com'è. Il centrosinistra accusa invece il centrodestra di essere contro i diritti delle persone omosessuali.
I numeri però non mentono. Mancano tra i 14 e i 16 voti rispetto quelli preventivati dal centrosinistra. Ma i nomi e i cognomi dei franchi tiratori sono coperti dal segreto dell'urna. Il Pd accusa i renziani di essere venuti meno alla parola data. Accusa respinta da Italia Viva. E allora di chi è la colpa? Matteo Renzi, interpellato dall'Adnkronos, dice di cercare altrove: "Guardate i numeri", si limita a rispondere.
I numeri dicono che dei 145-149 voti contro la 'tagliola' nelle aspettative del centrosinistra si è scesi a 131. Per i dem i possibili
colpevoli vanno cercati in Iv. Il vicesegretario Pd, Peppe Provenzano, parla di "destra peggiore di sempre" e i "suoi complici". Ribatte Teresa Bellanova: "Nonostante il voto compatto di Italia Viva, 23 franchi tiratori tra Pd, Leu e M5S, affossano il ddl Zan". Il dato certo è che un travaso di voti da un campo all'altro c'è stato. I voti per la 'tagliola', calcolati dai dem, dovevano aggirarsi sui 140: si è arrivati a 154. E c'è chi guarda anche in casa 5 Stelle: "Anche lì qualcosa è successo".
Detto questo, la linea per il Pd, è quella di evidenziare le responsabilità della destra nell'affossamento della legge. E si registra anche un altro dato: una inedita compattezza del centrodestra nel voto di oggi rispetto a tante altre ultime votazioni. Una compattezza che viene letta in chiave Quirinale. Del resto proprio ieri in Direzione, Enrico Letta aveva sottolineato come nel centrodestra sia tutto bloccato perché "Berlusconi ha deciso di farsi prendere in giro da Salvini e Meloni, che gli hanno promesso i voti per il Quirinale". Anche il 'padre' del provvedimento, Alessandro Zan, collega quanto accaduto oggi alla partita del Colle: "Una forza politica si è sfilata e ha flirtato con la destra sovranista solo per un gioco legato alla partita del Quirinale".
Le reazioni
In campo dem la delusione è tanta: "È una pagina nera per la democrazia e i diritti. Il Senato ha deciso di essere lontano dalle esigenze reali. La destra sovranista è vicina ad Orban e alla Polonia. Ha deciso di affossare la legge", ha commentato il deputato che dà il nome dal Ddl, Alessandro Zan. D'altro lato il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, spiega che "il ddl Zan è stato affossato per i calcoli sbagliati del Pd: ora togliamo i bambini, i nuovi reati e il dibattito sull'identità di genere. Hanno deciso di andare allo scontro, dopo mesi che avevamo avvisato ed è finita così. Ora proporrò al centrodestra di ripartire dal nostro testo". Delusione anche nel Movimento 5 Stelle: "Sul #ddlZan registriamo un passaggio a vuoto su un percorso di civiltà e di contrasto a ogni forma di discriminazione e violenza per l'orientamento sessuale. Chi oggi gioisce per questo sabotaggio dovrebbe rendere conto al Paese che su questi temi ha già dimostrato di essere più avanti delle aule parlamentari", ha scritto sui social il presidente del M5S, Giuseppe Conte.
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