L’allerta delle istituzioni italiane sulla “guerra delle spie” arriva ai massimi livelli. Dopo le repliche americane, secondo cui sarebbero stati gli 007 europei a passare alla Nsa le informazioni sui propri cittadini, l’intelligence italiana respinge l’accusa: mai scambiato dati relativi a cittadini italiani, precisano qualificate fonti dei servizi. E il premier Letta (a quanto pare non al corrente dell’ultimo giallo sulle "chiavette-spia" russe, di cui avrebbe appreso ieri mattina dai giornali) convoca per domani il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (Cisr). Perché il caso non sembra arrestarsi: alle intercettazioni americane del Nsa, ora si somma appunto quello sui gadget regalati al G20. E l’Italia – è il messaggio che il governo intende veicolare – non ha alcuna intenzione di prestarsi a incursioni spionistiche. Una volta fatto il punto, Letta riferirà al Parlamento. Il capo del governo sarà infatti ascoltato dal Copasir la prossima settima. La data dell’audizione del premier chiesta dal Comitato parlamentare di controllo dei servizi, presieduto da Giacomo Stucchi, non è stata ancora formalizzata. Ma c’è una disponibilità di massima per la prossima settimana. E ieri sera Enrico Letta ha dato mandato al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Minniti, che ha la delega per la sicurezza, di convocare per domani alle 10 il Cisr. La nota di Palazzo Chigi specifica che la riunione è stata indetta proprio «alla luce del caso Datagate e delle rivelazioni sullo scorso G20».Ier il direttore Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), Massolo, ha sottolineato ancora davanti al Copasir che i servizi italiani non hanno mai collaborato ai programmi di intercettazioni Prism e Tempora, dell’americana Nsa (National security agency) e dell’inglese Gchq (Government communications headquarters). Ribadendo che la privacy delle comunicazioni interne degli italiani è garantita, mentre altrettanto non si può dire per telefonate ed e-mail che escono dai confini. E su Prism è stato attivato un tavolo tecnico tra Nsa e servizi italiani. Piena adesione del Dis poi alla richiesta Ue di stabilire regole future per collaborare con gli Usa.Per Minniti «è evidente che c’è un problema che riguarda l’intelligence Usa ed il rapporto con l’Europa: è senza precedenti che l’Ue chieda ufficialmente di ristabilire le regole dei rapporti con i servizi Usa». Minniti ha rimarcato che «l’intelligence non può essere una foresta in cui tutto è permesso e non è vero che il fine giustifica i mezzi: se i mezzi non sono corretti anche il fine viene inficiato». Dal Datagate emerge «la gigantesca questione del rapporto tra sicurezza e privacy, anche se preferisco usare il termine libertà. C’è chi sostiene che per avere più sicurezza sia necessario rinunciare alla libertà, ma penso che i due termini non siano inconciliabili». Il sottosegretario ha difeso gli 007 italiani, dei quali garantisce «correttezza, lealtà e funzione positiva». Sul Datagate, «abbiamo chiesto per tempo agli alleati americani come stanno le cose. Verificando quello che ci viene detto». L’Italia insomma non si accontenta delle risposte di Washington, pur escludendo spionaggio ai danni del governo.