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IN AULA. Avanti con la legge sul «fine vita» La prova del voto sarà tutta ad aprile

giovedì 10 marzo 2011
Approvare una legge sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat) «non è solo opportuno, è necessario». Lo ha affermato in replica alla dicussione generale sul fine vita alla Camera il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, sottolineando che si tratta di «un impegno che anche le massime autorità istituzionali del Paese hanno invitato ad onorare». Una responsabilità assunta da tutto il Parlamento la sera della drammatica morte di Eluana Englaro. Rispondendo a Pierluigi Castagnetti (Pd), il quale si è detto convinto che non ci saranno altri pronunciamenti di magistrati come quello che portò alla morte la giovane di Lecco per disidratazione e denutrizione, la Roccella ha osservato che «una seconda sentenza della Corte di Cassazione renderebbe praticamente impossibile tornare indietro attraverso un voto parlamentare». Bisogna ricordare, inoltre, che «il caso Englaro è stato costruito a tavolino». È significativo infatti che in molti altri Stati «si è arrivati a leggi sostanzialmente eutanasiche attraverso una serie di sentenze».Ancora, secondo il sottosegretario è compito delle Camere «dare un esito legislativo a un dibattito che è in corso da almeno dieci anni, in particolare dopo casi che hanno turbato l’opinione pubblica». Il bisogno di legiferare nasce anche dal fatto che Eluana Englaro «il suo consenso informato» non l’ha mai espresso, mentre la norma in discussione per la prima volta lo regola per legge, estendendo la possibilità di formularlo «anche a quando non siamo più in grado di esprimere le nostre scelte». La Roccella ha ribadito che l’autodeterminazione non può essere considerata un principio assoluto per legiferare, altrimenti «i reati di istigazione al suicidio e di omicidio del consenziente andrebbero rimodulati, e la morte dovrebbe essere considerato un diritto esigibile». «Questo è l’obiettivo di alcuni – ha detto a chiare lettere –: più chiaro ed esplicito in qualche caso, più mascherato in altri».Ma se anticipare la fine della vita viene considerato una cura, e per giunta dovuta, questa fondamentale relazione di solidarietà umana viene stravolta insieme all’alleanza terapeutica. In tal modo tutto il sistema sanitario basato sul "favor vitae", ha rimarcato la Roccella, «subirebbe una metamorfosi radicale e profonda». Con evidente riferimento ad alcuni interventi del Pd, il sottosegretario ha osservato poi che se «aiutare a morire è un gesto pietoso», si assiste a un rovesciamento di categorie etiche. Nel difendere la non vincolatività delle dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat), l’esponente del governo ha evidenziato che le indicazioni date "ora per allora" debbono per forza essere generali, e «vanno adattate e misurate sulla specifica e concreta condizione del singolo» da parte del medico.Castagnetti nel suo intervento, pur definendo «sbagliata» la sentenza che ricostruiva la volontà di Eluana attraverso gli stili di vita, ha confermato la posizione per cui sarebbe «meglio nessuna legge che una legge». La ragione per approvare la norma sulle Dat per Barbara Saltamartini (Pdl) è quella di riaffermare «che l’esistenza di ogni uomo, di ogni donna e di ogni persona è intangibile». La Saltamartini ha però espresso perplessità sull’allargamento della platea dei soggetti a cui la legge è destinata. Analoga preoccupazione, nel timore di cattive interpretazioni di alcuni magistrati, a riguardo del caso eccezionale in cui è consentita la sospensione di acqua e cibo (la eventualità che non risultino più efficaci). Mario Baccini (Pdl), da parte sua, si è detto convinto che «approvando il testo si faccia un passo avanti significativo in una materia così profondamente sentita e importante». Dagli scranni del Senato, Ignazio Marino (Pd) ha continuato la sua polemica sostenendo che il testo è in contrasto con la Convenzione di Oviedo. In disaccordo, Rocco Buttiglione (Udc), perché quel documento «non dice che le Dat del malato hanno valore vincolante. Dice soltanto che di esse si tiene conto». «Quello che conta ora è andare avanti in Parlamento», ha osservato comunque il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, registrando che «nell’opposizione c’è chi lavora in modo costruttivo». L’esponente della maggioranza ha notato però che «generalmente il Pd si unisce solo per affossare la legge, è unito nella negatività e mai nella positività. Sostengono che il Paese non è maturo per questa legge, ma forse è il Pd a non esserlo». L’esame della proposta, con votazione di emendamenti e articoli, riprenderà in aprile, quando la Camera si esprimerà anche sulle due pregiudiziali di costituzionalità presentate da Idv e radicali e sulla richiesta di sospensiva del Pd.