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SCONTRO QUIRINALE-PM. Napolitano scrisse a D'Ambrosio «Colpiscono lei per colpire me»

lunedì 15 ottobre 2012

"L'affetto e la stima che le ho dimostrato in questi anni restano intangibili, neppure sfiorati dai tentativi di colpire lei per colpire me". Così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si rivolgeva al suo più stretto collaboratore, Loris D'Ambrosio, il 19 giugno 2012. Era appena scoppiato il caso delle telefonate tra il consigliere del Quirinale e l'ex ministro Mancino, emerse durante l'inchiesta della Procura di Palermo sulla trattativa Stato-mafia. "Non ho mai esercitato pressioni o ingerenze che, anche minimamente, potessero tendere a favorire il senatore Mancino" chiariva a sua volta D'Ambrosio nella lettera in cui rimetteva l'incarico dopo le polemiche su quelle telefonate.

"Le sue condotte sono state ineccepibili - sottolineava Napolitano rivolgendosi a D'Ambrosio - e assolutamente obiettiva e puntuale è la sua denuncia dei comportamenti perversi e calunniosi - funzionali a un esercizio distorto del proprio ruolo - di quanti, magistrati giornalisti o politici, non esitano a prendere per bersaglio anche lei e me". Il carteggio con D'Ambrosio, che morì pochi giorni dopo l'esplosione del caso, è contenuto nel volume "Sulla Giustizia - Interventi del Capo dello Stato e Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura (2006-2012)", consegnato agli allievi della scuola superiore di magistratura di Scandicci. All'inaugurazione della scuola è intervenuto lo stesso Napolitano, che è tornato sull'argomento:  "Si è tentato di mescolare" la mia richiesta di conflitto di attribuzione con "il travagliato percorso delle indagini giudiziarie", "insinuando nel modo più gratuito il sospetto di interferenze da parte della Presidenza della Repubblica".Il presidente ha puntualizzato che il conflitto di attribuzione presso la Consulta è stata "una decisione obbligata per chi abbia giurato davanti al Parlamento di osservare lealmente la Costituzione" e ha aggiunto che la sua decisione è stata ispirata "a trasparenza e coerenza".Infine, Napolitano ha rinnovato l'appello a far piena luce sugli attentati mafiosi. "Considero un imperativo e un dovere comune giungere alla definizione dell'autentica verità sulla strage di via d'Amelio, sull'assassinio di Paolo Borsellino, procedendo su solide basi di indagine a fugare ogni ombra e a sanzionare ogni colpa che possano aver pesato su quei tragici eventi e sul successivo sviamento delle indagini e delle relative conclusioni processuali".