Coronavirus. Dall'Africa verso l'Italia: Jaime, è la fine di un incubo
L’arrivo era previsto alle tre della notte scorsa a Palermo con un volo dell’Aeronautica militare partito da Malabo. Un viaggio di quasi sette ore in “biocontenimento”. In Italia Jesus Jaime Mba Obono, cittadino italiano nato in Guinea Equatoriale, malato di Covid-19, intubato e in condizioni critiche, potrà essere salvato.
E, anche se i tempi di guarigione saranno lunghi, per la sua famiglia la speranza si riaccende dopo un incubo durato più di tre mesi. Da Puntaraisi Jesus Jaime verrà trasportato all’ospedale “Cervello”: e in un letto nel reparto rianimazione subito sottoposto a dialisi. Nella tarda mattina i medici dovranno verificare la reazione alle prime cure, quindi sarà possibile stabilire una prognosi. Finalmente la moglie Chiara Beninati lo potrà rivedere, seppure da lontana, a bordo pista, appena atterrato il velivolo, sulla barella coperta dall’involucro anticontaminazione.
«Le nostre intese preghiere, le nostre grida sono state ascoltate, è stata davvero una grazia» ha commentato. La donna, capo sala in una clinica privata della città, in aeroporto è stata accompagnata da due agenti della polizia municipale, a bordo di un’auto di servizio messa a disposizione dal sindaco Leoluca Orlando che gli aveva telefonato ieri sera, appena saputo che la situazione diplomatica si era sbloccata e che Jaime poteva tornare: «Stai serena, ormai è fatta».
«Sono allo stremo delle forze – dice la signora Chiara –, ho avuto tanta paura, all’inizio mi sono sentita sola nella mia battaglia ma poi è arrivata la solidarietà di tanti amici e di gente comune che neanche conosco di persona, sui social sono stata riempita di affetto e di sostegni concreti. Ora posso dire che... barcollo ma non crollo. Comunque – prosegue – devo ringraziare soprattutto il dottor Danilo Giurdanella, segretario dell’ambasciata italiana in Camerun che si è impegnato fino in fondo per favorire la partenza del mio Jaime, intralciata dalle norme sul blocco dei voli da e per l’estero».
Sono state proprio le lacrime della donna ad aprire i cuori della diplomazia. Martedì la svolta. «Ero al telefono con i funzionari della Farnesina – rivela ad Avvenire la signora Chiara – e mi sono messa a piangere dalla disperazione, non sapevo più cosa fare. Non reggevo più, ho pianto, e così la segretaria del ministro degli Esteri Di Maio dopo qualche secondo di silenzio mi ha detto: “La richiamo io”. Poi mi hanno comunicato che mercoledì (ieri, ndr) alle 16 sarebbe partito un aereo da Pratica di Mare per Malabo e che avrebbero riportato mio marito a casa». Jaime Mba Obono, 49 anni, tecnico informatico, dopo i primi sintomi del coronavirus e una quarantena di dieci giorni trascorsa in Guinea, era stato ricoverato il 27 aprile per un peggioramento nel reparto terapia intensiva dell’ospedale “Loeri Combà”, nella capitale del picco- lo Stato africano incastrato tra Camerun e Gabon: qui però non lo hanno potuto curare per l’insufficienza renale sopraggiunta e il quadro clinico è precipitato. «Sembrava un normale decorso della malattia ma Jaime si è aggravato in 48 ore – racconta la moglie – e pensare che in Guinea Equatoriale sono stati accertati finora solo 500 casi di positività al virus».
La signora Chiara Beninati aveva avviato una sottoscrizione sulla piattaforma Gofundme per organizzare un volo privato in sicurezza dal Paese dell’Africa centrale in Italia: in tre giorni sono stati raccolti, grazie a 1.500 donatori, 104 mila euro che adesso non servono più allo scopo. «I soldi torneranno a chi li ha donati ma, se tutti saranno d’accordo, si potrebbero devolvere i fondi alla protezione civile». La coppia, con tre figli, è impegnata anche nel sostegno all’Africa dove ha vissuto per dieci anni. Le due ragazze sono in affidamento e studiano a Palermo (una all’Università l’altra allo Scientifico), a loro si è aggiunto Riccardo, 6 anni, «angosciato, anche lui, fino a ieri, quando si è reso conto che avevo firmato tutte le carte per il rientro del papà» dice la mamma. Mba era andato a trovare la madre e i quattro fratelli a gennaio nel suo Paese d’origine.
Quando è scoppiata l’epidemia gli è stato consigliato di rimanere lì. Ma la Guinea ha poi chiuso gli aeroporti fino al 15 maggio. E nel frattempo Mba ha contratto la malattia.