Attualità

Dalla Locride al cuore dell'Europa . Oltre 200 arresti per fermare le 'ndrine

Antonio Maria Mira giovedì 4 maggio 2023

Uno degli interventi dei Carabinieri nella Locride, ieri mattina, nell’ambito dell’operazione “Eureka” coordinata dalla Dda di Reggio Calabria

Decine di fermi tra Belgio, Germania e Portogallo, 108 a Reggio Calabria e 40 a Milano. Il procuratore Bombardieri: blitz senza precedenti. E gli investigatori belgi rivelano: così ci siamo infiltrati a San Luca Oltre 200 arresti, 108 a Reggio Calabria, 40 a Milano, 15 a Genova, e ancora decine in Belgio, Germania e Portogallo. Ventitre tonnellate di cocaina sequestrate per un valore che supera i 2,5 miliardi di euro. E sequestri di beni per decine di milioni, tra ristoranti, gelaterie, grande distribuzione, autolavaggi, in Italia e all’estero. Sono i risultati di tre operazioni strettamente legate che hanno colpito duramente la ’ndrangheta della Locride, il territorio jonico che da decenni domina il narcotraffico, partendo da piccoli paesi come San Luca, Africo, Bovalino e Bianco, con le cosche “storiche” come i Nirta, Romeo, Strangio, Morabito, Mammoliti, Giorgi. Sono l’operazione “Eureka” della Dda di Reggio Calabria, “Money delivery” di Milano, e “Sunset” di Genova.

«L’inchiesta ha fatto emergere giganteschi network internazionali di traffici di stupefacenti che si avvalgono della stessa rete logistica e connessi al sistema di riciclaggio. Con volumi finanziari di grande importanza. Non solo mercati criminali ma anche rapporti con le imprese». Sono le parole del procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo. «Un’operazione complessa che non ha precedenti per vastità – spiega il procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri –. È stato verificato come alcune organizzazioni criminali che avevano già operato in passato in Germania, si siano trasferite con una serie di investimenti in Portogallo. Sono stati, inoltre, ricostruiti trasferimenti per oltre 23 milioni di euro che avvenivano attraverso canali illegali di gruppi cinesi». Grazie a «un mercato degli stupefacenti che non ha avuto alcun calo neanche durante la pandemia. E le somme riciclate non possono non preoccupare » avverte il procuratore di Milano, Marcello Viola. Mentre il procuratore di Genova, Nicola Piacente, parla di «infiltrazione nel tessuto economico. I loro messaggi criptati hanno permesso di scoprire l’interesse per i settori economici, con turbative d’asta, finanziamento di imprenditori in difficoltà ». Per questo «non siamo solo di fronte a narcotrafficanti, ma a una complessa struttura capace anche di intervenire per condizionare la politica» avverte il generale Pasquale Angelosanto, comandante del Ros dei carabinieri che ha condotto l’indagine. Che fa riferimento all’intercettazione di un mafioso. «Ora la botta è questa qua, in questo frangente della Camera dei deputati. Quello è il gioco nostro se vogliamo respirare, sennò sai che resteremo noi? Rimaniamo una ’ndrangheta agricola». Nomi di politici nelle ordinanze non ce ne sono.

«Almeno per adesso – dice il procuratore Bombardieri – non possiamo dire altro. Ma certo c’è la volontà di farsi rappresentare da facce politiche». E non è l’unico rischio di “inquinamento”. A lanciare l’allarme è il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo. « Io vedo un player internazionale dalle capacità di investimento enormi, che ha individuato settori ad altissima redditività e che va contrastato con strumenti molto sofisticati, privilegiando l’analisi finanziaria. Rischiamo di non accorgerci che introdurre miliardi di euro sporchi altera le regole del mercato».

E non solo quelle. È stata documentata l’organizzazione da parte dell’ex superlatitante Rocco Morabito di una spedizione a gruppi paramilitari brasiliani di un container carico di armi da guerra ex Urss, fornite da un’organizzazione pachistana, in cambio di ingenti quantità di cocaina verso il porto di Gioia Tauro. Non l’unico terminale della droga che arrivava anche a Rotterdam e Anversa. E non a caso l’operazione di ieri è partita in Belgio nel 2018 su calabresi sospettati di traffico di stupefacenti. «Siamo diventati “buoni amici” di queste persone – spiega un investigatore belga –. Ci hanno così invitati a San Luca, riuscendo a infiltrare un agente sotto copertura, in stretta collaborazione coi magistrati italiani e i carabinieri ». Un lavoro che ha portato nel 2021 all’attivazione di un team congiunto tra le forze di Polizie europee. Fino ai risultati di ieri.


Secondo noi
AFFARI E PISTOLE LA MAFIA È MORTE
’Ndrangheta globalizzata, sempre più internazionale.


Che dai paesini della Locride gestisce il flusso di cocaina dal Sudamerica ai porti italiani e del Nord Europa. Che investe in Belgio, Francia, Germania, Portogallo. Che sposta milioni di euro grazie a gruppi cinesi. E container di armi ex sovietiche col supporto di gruppi pachistani. ’Ndrangheta degli affari, sempre più dentro l’economia, e capace di condizionare la politica. Ma che non dimentica la violenza, non ha dimenticato come si spara, come a Cassano all’Jonio. Spara a un’ombra dietro a una finestra e uccide una donna, moglie di un “nemico”. Bisogna ricordarlo sempre. C’è invece la tentazione di poter convivere con la ’ndrangheta. Coi suoi soldi e il suo potere. Si bussa alle porte dei mafiosi in giacca e cravatta. Mafia sostenibile, malleabile, tollerabile. Addirittura desiderabile. C’è aria di normalizzazione. Ma la ’ndrangheta uccide, con le tonnellate di cocaina che invadono le nostre piazze e strappano vite giovani e meno giovani. Uccide – coi soldi e le alleanze sporche – l’economia pulita. Ma c’è chi si illude. Scende a patti. Accetta soldi e alleanze. Poi le raffiche di kalashnikov risvegliano. La ’ndrangheta, le mafie, sono solo morte.