Catania. Dalla Libia al Grest, i migranti diventati educatori
Alcuni scatti dei ragazzi gambiani, D-Camara e Musa, insieme ai bambini della Colonia Don Bosco di Catania durante le settimane del Grest
L’ecologia, l’inclusione. E poi D-Camara, Sohoban e Shihab, col loro sorriso e la loro storia che insegna a crescere. L’estate trascorsa dai ragazzi di Catania che hanno frequentato il Grest Marino alla Colonia Don Bosco è stata speciale. Non solo per il ritorno alla socialità e la vita all’aria aperta. 'Custodi del Mondo' è il tema che ha caratterizzato il campo, ispirato alla 'Laudato Si’' di Papa Francesco e incentrato sull’esperienza di attività basate sulla cura del creato, sui laboratori di riciclo, ma anche sui temi legati alla multiculturalità, alla fraternità, con una particolare attenzione al riconoscimento della dignità umana, dei diritti fondamentali, soprattutto nei confronti dei più vulnerabili.
Cose difficili, per i ragazzi. Eppure la multiculturalità e l’integrazione hanno fatto parte del Grest anche grazie alla presenza di giovani migranti impegnati come educatori ed animatori. Si parte da D-Camara, un ragazzo gambiano costretto a fuggire dal proprio Paese per cercare nuove opportunità di vita in Europa, sopravvivendo al viaggio nel deserto, ai trafficanti, alle torture in Libia e al viaggio nel Mediterraneo da minorenne. Da diversi anni durante l’estate si impegna accanto ai ragazzi: «Sono felice di farlo qui alla Colonia Don Bosco, che è stata la mia prima casa in Europa.
Alcuni scatti dei ragazzi gambiani, D-Camara e Musa, insieme ai bambini della Colonia Don Bosco di Catania durante le settimane del Grest - .
Sono arrivato qui quando ero molto piccolo e qui ho seguito un percorso che mi ha ridato speranza e opportunità di vita – racconta –. È bello aiutare gli altri e lavorare insieme per un mondo migliore!». Il team comprende educatori salesiani e formatori della Scuola Naturale, che hanno seguito i piccoli partecipanti nel corso di tutte le giornate. Il programma, come in tutti i Grest, è stato particolarmente intenso: il mare, il bosco, i giochi nell’anfiteatro e al campo sportivo. I bambini sono stati impegnati in attività manuali alla scoperta della natura: legno, sabbia, pietre, l’acqua del mare. «Ed è attraverso il gioco con gli elementi naturali che è stato spiegato il messaggio di Papa Francesco» racconta un altro giovane animatore gambiano, Musa, classe 1999, che ha vissuto in provincia di Agrigento in una situazione di grave difficoltà. Solo, senza legami familiari, inoccupato, ex carcerato quando era ancora minorenne; uscito dal carcere si è trovato senza fissa dimora e senza lavoro, situazione resa ancora più grave a causa della pandemia. È stato accolto alla Colonia ed inserito nel progetto per italiani e stranieri in situazioni di grave vulnerabilità.
Ora è un giovane socievole e motivato, sta completando gli studi e per lui sono state avviate le procedure di integrazione socio-lavorativa. Non c’erano solo gli educatori, a incarnare che l’integrazione è possibile, a Catania. Al Grest che s’è appena concluso hanno partecipato 14 ragazzi minori stranieri non accompagnati, accolti dall’Associazione Don Bosco 2000 nella Comunità di accoglienza di Pietraperzia, in provincia di Enna. I ragazzi hanno affiancato gli educatori nell’organizzazione di varie attività ludico ricreative. La maggior parte di loro è di provenienza benga-lese, ma nel gruppo sono presenti anche somali e maliani. E migranti erano anche due giovani cuochi della Colonia, Sohoban e Shihab, entrambi bengalesi. «È stata un’estate intensa – racconta Cinzia Vella, coordinatrice di Don Bosco 2000 a Catania –: abbiamo coinvolto bambini e migranti, ma anche tanti diversamente abili e gruppi degli oratori, vivendo la quotidianità di una “cittadella della diversità”».